Giovedì 26 Dicembre 2024

Ponte di Messina, Ciucci: "Si farà, ma non senza lo Stato"

MESSINA. Giura che il ponte si farà, esclude che in ogni caso si possa realizzare senza i finanziamenti pubblici, difende la Stretto di Messina e fornisce le cifre spese dal 1981 ad oggi. Pietro Ciucci, amministratore delegato della Stretto di Messina e presidente dell'Anas, diventato ormai l'uomo chiave del ponte, rompe il silenzio e dopo le polemiche dei giorni scorsi seguite all'approvazione di un emendamento alla camera proposto da Italia dei valori che impegna il governo a privare il ponte dei finanziamenti pubblici per potenziare il trasporto pubblico dice la sua al nostro giornale e spiega perchè il ponte a suo avviso si farà.

Dottor Ciucci ma allora il ponte si fa o no? La mozione approvata in parlamento pregiudica il cammino dell'opera?
«Il voto favorevole della Camera dei Deputati sulla mozione presentata da Italia dei Valori, non pregiudica in automatico lo stanziamento dei fondi già previsti per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. La decisione è rimessa al governo e sull'argomento, sia Palazzo Chigi che il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, hanno immediatamente espresso chiare valutazioni in favore del ponte».

Ci spieghi meglio
«Certo. Il testo della mozione approvata si limita infatti testualmente ad impegnare il Governo ad assumere iniziative volte a reperire le risorse economiche necessarie anche eventualmente ricorrendo alla soppressione dei finanziamenti che il Governo ha previsto per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. In sostanza l'indicata soppressione dei fondi non è automatica e, come già detto, non c'è intenzione da parte del governo di impiegare altrove gli stanziamenti previsti per il ponte».

Ci faccia capire. Ragioniamo per assurdo. Senza quei soldi pubblici, l'opera non si potrebbe realizzare? Si potrebbe costruire solo con i soldi dei privati?
«La partecipazione dello Stato è essenziale per la realizzazione di progetti come il ponte sullo Stretto caratterizzati da complessità e tempi lunghi di ritorno finanziario. Infatti in qualsiasi parte del mondo opere del genere vengono realizzate con un deciso intervento statale».

Avrà sicuramente parlato con gli interlocutori della Stretto di Messina nel governo... L'hanno tranquillizzata?
«Come detto, più rappresentati di governo hanno ribadito che l'Opera non è in discussione».

Se il ponte non si facesse la penale che la Stretto di Messina o chi per lei dovrebbe pagare nei confronti del General contractor sarebbe di 500 milioni o più?
«Premesso che non credo che il ponte non si faccia, l'ammontare complessivo sarebbe molto inferiore. Infatti in caso di mancata realizzazione dell'opera per motivi non attribuibili al Contraente Generale, dovrà essere riconosciuto allo stesso il pagamento delle prestazioni rese e delle spese sino a quel momento sostenute, oltre ad un indennizzo nella misura ridotta del 5% dell'importo residuo del contratto, fino ad un massimo dei quattro quinti».

A chi come il deputato Genovese del Pd sostiene che siano stati sprecati mettendo sotto accusa specialmente le spese sostenute per far funzionare la stretto di Messina cosa risponde?
«Considerando la complessità ed unicità dell'Opera sotto tutti i profili - tecnico, organizzativo, gestionale, ambientale, finanziario - la Stretto di Messina si è avvalsa, come avviene in tutto il mondo per progetti di analoga portata, dei massimi esperti per garantire qualità delle opere in termini tecnici e ambientali, tempi realizzativi, rispetto dei costi. A titolo esemplificativo, tali contributi hanno riguardato le seguenti attività e organi: il Comitato Scientifico previsto dalla legge, l'elaborazione documenti di gara internazionali, l'elaborazione della Convenzione, la stesura dei contratti per un valore di oltre 4 miliardi di euro, i contenziosi legali (tutti risolti in favore della Stretto di Messina), advisor finanziari, analisi di Risk management, monitoraggi ambientali. L'importo complessivo per queste attività è assolutamente in linea con le problematiche tecnico giuridiche relative ad un investimento in project finance delle dimensioni del ponte. Inoltre molte delle indagini citate dall'onorevole Genovese sono state svolte in esecuzione delle prescrizioni del Cipe e dell'Unione europea, come ad esempio l'analisi delle acque dello Stretto di Messina, il monitoraggio dei flussi migratori dell'avifauna e dei cetacei».

Ma sino ad oggi per la macchina ponte quanto è stato speso? Parliamo di progettazioni, società, consulenze e tutto quello che può essere servito a tenere in piedi un' organizzazione così complessa? Circolano cifre diverse…
«Glielo dico subito: 283 milioni. Dal giugno del 1981 (anno di costituzione della Stretto di Messina) al 31 dicembre 2009 gli investimenti per la ricerca, lo sviluppo, gli studi di fattibilità, la progettazione di massima, l'aggiornamento e progettazione preliminare nonché l'esperimento di quattro gare internazionali, sono pari a 173 milioni di euro. Per l'anno 2010, unitamente ai lavori avviati a dicembre del 2009 per la variante di Cannitello, la progettazione definitiva - che ha richiesto anche le trivellazioni - ha determinato un ulteriore valore della produzione pari a 110 milioni di euro immessi direttamente sul mercato. Infatti l'avvio delle attività operative da parte del Contraente generale, del Monitore Ambientale e del Project Management Consultant ha comportato oltre 160 contratti con aziende italiane, molte di queste calabresi e siciliane. Pertanto l'importo complessivo è pari a 283 milioni di euro che rapportato all'investimento complessivo di 8,5 miliardi di euro rappresenta circa il 3%. Un importo assolutamente in linea con parametri internazionali, nonostante il ponte sia un Opera con caratteristiche eccezionali».

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