TRAPANI. Avrebbe appoggiato la candidatura di Vittorio Sgarbi a sindaco di Salemi e tentato di condizionare la vita amministrativa del comune trapanese arrivando a partecipare, senza alcun titolo, alle riunioni della neonata Giunta. Giuseppe Giammarinaro, ex deputato regionale democristiano, per anni sottoposto alla sorveglianza speciale dopo un'indagine per mafia, avrebbe cercato di influenzare consiglieri e assessori, indirizzare direttive su capitoli di spesa e imporre nomine di funzionari. Il ruolo del politico nella gestione del Comune viene fuori nell'ambito dell'indagine della polizia e della finanza di Trapani che oggi ha portato al sequestro di beni per 35 milioni di euro riconducibili all'ex parlamentare siciliano.
Nell'inchiesta sono confluite anche le dichiarazioni rese dal noto fotografo Oliviero Toscani, ex assessore della Giunta di Salemi, alla dda di Palermo che indagava sulle minacce anonime subite da Sgarbi. I magistrati parlano di "cogente condizionamento mafioso su una parte dell'attività amministrativa del Comune salemitano" da parte di Giammarinaro. In particolare è emerso che l'ex deputato dava indicazioni per condizionare l'assegnazione di un terreno di sessanta ettari, confiscato al narcotrafficante Salvatore Miceli, a un suo amico piuttosto che all'associazione antimafia Libera.
Giammarinaro, pressioni sulla giunta Sgarbi
L’ex deputato, al centro di una inchiesta e di un maxi sequestro di beni, avrebbe cercato di influenzare consiglieri e assessori
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