Martedì 30 Aprile 2024

Mineo, al telefono avrebbe sfidato gli investigatori

PALERMO. "... Maresciallo, io guadagno 300 mila euro l'anno con l'agenzia di assicurazioni? Non vorrei che  il maresciallo pensasse? Trecentomila euro l'anno? Dichiarazione  dei redditi? Venticinque appartamenti di proprietà? Quindi  maresciallo abbia pazienza? Non è una vergogna essere  ricchi...".     
Così Franco Mineo, parlamentare regionale di Forza del Sud,  accusato di essere il prestanome di Angelo Galatolo, esponente  della famiglia mafiosa Galatolo dell'Acquasanta di Palermo,  sospettando di essere intercettato, nel 2006, "sfidava" gli  investigatori che tenevano sotto controllo il suo telefono. Il brano della conversazione è finito agli atti dell'inchiesta costata al deputato il sequestro dei tre immobili che, secondo  gli inquirenti, avrebbe acquistato per conto di Galatolo. I  locali sarebbero stati pagati in parte da Mineo, in parte dall'esponente del clan, indagato in concorso per lo stesso  reato.  
Nell'inchiesta, coordinata dal pm Piero Padova, sono  riportate decine di stralci di intercettazioni. In una conversazione con un suo "delfino" candidato al consiglio comunale di Palermo, Andrea Aiello, Mineo enunciava la sua strategia elettorale all'amico "...Allora figlioccio, - gli  diceva -  tu non sei secondo a nessuno. E' buono che Tantillo  (altro candidato ndr.) spende trentamila euro. Noi  trentacinquemila. Tu devi fare il primo, da oggi devi camminare  per un anno a fianco a me...". 

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