MAZARA DEL VALLO. Appaiono finalmente distesi e sereni, dopo avere fatto rientro a Mazara del Vallo, il comandate e i dieci uomini d'equipaggio del motopesca Ariete che domenica sera è stato mitragliato da una motovedetta libica al largo delle coste nordafricane. L'imbarcazione è approdata ieri sera nel porto canale proveniente da Porto Empedocle, dove era stata sottoposta a un sopralluogo da parte dei magistrati della Procura di Agrigento che hanno aperto un'inchiesta sull'assalto ipotizzando il reato di tentativo di omicidio plurimo aggravato.
Un centinaio i colpi rilevati dai tecnici del Ris di Messina ai quali i Pm hanno affidata una perizia balistica. "Una sessantina di proiettili - spiega il comandante Gaspare Marrone - hanno colpito la murata della fiancata sinistra del peschereccio e le zattere di salvataggio, gli altri hanno sforacchiato la cabina di comando. Quando avremo riparato i danni, che sono comunque consistenti, ripartiremo. Noi comunque abbiamo la coscienza a posto: abbiamo raccontato tutta la verità".
A questo proposito il comandante puntualizza alcuni aspetti legati alla ricostruzione del tentativo di abbordaggio da parte della motovedetta, a bordo della quale si trovavano anche sei militari italiani della Guardia di Finanza in qualità di 'osservatori'. "Non ho detto che ci hanno sparato per cinque ore - spiega - ma che i colpi di mitragliatrice sono durati per circa tre ore a intervalli di un quarto d'ora-venti minuti, poi la motovedetta ci ha per così dire 'scortati' per un'altra ora, finché non siamo usciti dalle acque che i libici considerano di loro pertinenza. Le nostre telefonate, peraltro registrate, parlano chiare. La prima per segnalare l'accaduto e chiedere aiuto l'abbiamo fatta domenica, intorno alle 18,20, alla Stazione radio della Capitaneria di porto di Palermo che abbiamo richiamato alle 22,40 per comunicare che la motovedetta libica desisteva dall'inseguimento".