Domenica 22 Dicembre 2024

Il ricordo di Giancarlo Giannini: «A Lina Wertmüller devo tutto, mi ha inventato»

Mariangela Melato e Giancarlo Giannini nel film Travolti da un insolito destino

«A Lina Wertmüller devo tutto, a questa grande donna, regista lungimirante, che mi ha inventato. Se il suo sguardo non si fosse soffermato su di me forse avrei avuto un destino diverso, da perito elettronico. Oggi, se sono qui, riconosciuto come un attore a livello internazionale, è grazie a lei che mi ha dato consigli importanti, mi ha plasmato, insieme abbiamo formato un sodalizio formidabile: i suoi primi piani nei quali era maestra assoluta, e che mi hanno immortalato mi hanno reso quello che sono, grazie a lei ho avuto la mia stella Walk of Fame a Hollywood, ciao amica mia, mi spiace solo che in Italia non tutti ti hanno apprezzata, anzi in molti in certi momenti snobbata, ma il mondo è fatto di invidia, all’estero invece ti hanno riconosciuto quello che in un parola sola ti definisce genio». Giancarlo Giannini, l’attore legato più di tutti alla regista Lina Wertmüller, scomparsa oggi a Roma all’età di 93 anni, nove le pellicole girate insieme a partire da Pasqualino Settebellezze (opera che valse la candidatura all’Oscar alla regista, la prima volta in assoluto per una donna, e a Giannini quella per miglior attore, per un totale di 4 candidature) in una conversazione con l’Ansa esprime il suo dolore per la perdita dell’amica di una vita. Ricorda Giannini, che Lina veniva dalla scuola di Fellini, è stata sceneggiatrice, autrice di teatro «sapeva cantare, ballare. Ma era dotata di un grandissimo senso dell’umorismo; lavorare con lei era un gioco, anche se molto faticoso non una passeggiata visto che come tutti i grandi professionisti aveva una cura maniacale per i dettagli, nulla le sfuggiva, si stava sul set fino a notte». E proprio con Giannini e Mariangela Melato (l'attrice scomparsa nel 2013 a 72 anni), Lina Wertmüller girò altri due film memorabili che hanno segnato la storia della commedia italiana: «Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto» e «Mimì metallurgico ferito nell’onore». «Oggi i registi italiani vogliono cambiare il mondo, Lina ed io volevamo solo divertici», dice l’attore. In Pasqualino Settebellezze Giancarlo Giannini è il guappo che nella Napoli del 1936 uccide il seduttore di una delle sue sette, brutte sorelle (da qui il suo soprannome), viene rinchiuso in un manicomio criminale da cui esce come volontario di guerra per finire in un lager tedesco e diventare kapo. Con Lina quando vi siete incontrati? «Avrò avuto circa 22 anni, avevo fatto l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, e avuto alcuni lavori anche di rilievo, ma a lei devo i miei successi perché mi ha insegnato come stare davanti a una macchina da presa, come pormi, gesticolare; dopo i musicarelli Rita la zanzara (1966) e Non stuzzicate la zanzara, entrambi con Rita Pavone, mi volle come protagonista in Mimì Metallurgico ferito nell’onore (1972), nel ruolo di uno stravagante operaio meridionale». Opera che verrà premiata con il David di Donatello e con il Nastro d’Argento come miglior attore. «Avevo girato Dramma della gelosia di Ettore Scola», spiega. Com'era Wertmüller sul lavoro? «Ci divertivamo molto. Ma era anche esigente - ripete - aveva troupe di 130 persone, dirigerle non era facile, ma lei controllava alla perfezione tutto». La cosa che preme dire a Giannini è che Wertmüller aveva una qualità particolare: «Riusciva a comprendere non solo a 360 gradi i personaggi, ma gli attori che dovevano interpretarli, ogni set era una sorta di grande seduta di analisi. Poi mettici tutta l’allegria del mondo, gli aneddoti che spuntavano, ma si lavorava tanto, tanto. Ecco io partivo con lei con le pizze dei film sotto braccio per proporle ai produttori in America. Era un altro tipo di cinema». In Travolti da un insolito destino con Melato in Sardegna «ci siamo divertiti anche se è successo di tutto, si improvvisava, a cominciare dagli schiaffi, quelli a me erano verissimi». All’estero soprattutto in America, ribadisce Giannini, «l'hanno amata molto, anche Woody Allen per fare un nome, in Italia hanno premiato me soprattutto, lei non direi. È stata un po’ snobbata, sarà stata invidia, chi può dirlo, in Italia non si capisce mai come avvengono le cose. Sono felice che le sia arrivato l’Oscar alla carriera. Quando siamo stati a Cannes nel 2019, c'era Di Caprio che ha fatto carte false per conoscerla e sedersi con lei, roba da non crederci. Ciao Lina mia».  

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