
Nicolò Fagioli, il centrocampista della Fiorentina tra i 12 calciatori di Serie A indagati dai pm di Milano nell’indagine su un presunto giro di scommesse su piattaforme illegali per chiedere prestiti ad amici e giocatori, avrebbe proposto loro di effettuare bonifici sul conto della gioielleria Elysium prospettando la realizzazione di una plusvalenza con l’acquisto e la successiva rivendita di orologi.
E’ quanto emerge dalle carte dell’inchiesta che riportano gli accertamenti della squadra di polizia giudiziaria in quota alla Procura. Dalle verifiche sono almeno 20 le persone che hanno prestato soldi a Fagioli il quale avrebbe assicurato ai suoi interlocutori affari di un certo rilievo.
Questo modo di rastrellare denaro, secondo gli investigatori, si evince per esempio da una chat dell’agosto di tre anni fa nella quale chiede a Radu Matei Dragusin, difensore del Tottenham ed ex Juve - che non risulta essere stato scommettitore né indagato -, se voleva fare «un investimento a breve termine» con lui perché «di te mi fido» e di altre persone che conosceva «con un pò si soldi non ce n’è».. E poi gli dice di avere la possibilità di comprare nel negozio milanese tre orologi e di venderli a 10 mila euro in più in un mese “sarebbero 20 mila euro a testa e ne prendiamo 10 in più», ossia 5 mila ciascuno.
Fagioli, oltre che con i brooker, in particolare con Tommaso De Giacomo, uno dei 5 protagonisti del sistema chiamato Elysium era indebitato con parecchie persone, come raccontano le chat. Per esempio con Stefano Turati, portiere del Monza (che aveva usato la carta della madre) o Caleb Okoli, difensore del Leicester City (41.500 euro versati a Elysium) oppure con il calciatore brasiliano ed ex Juve under 23, Lucas Oliveira (tutti non indagati).
Negli atti dell’indagine, infine, risulta che Fagioli davanti ai pubblici ministeri di Torino, dove l’inchiesta è stata aperta e poi trasmessa a Milano, aveva parlato anche del figlio di Andrea Pirlo, tramite il quale avrebbe conosciuto persone che scommettevano e poi chattando con l’arbitro, oggi sospeso, Pietro Marinoni, nel giugno di due anni fa, aveva detto del giovane (non indagato) che «è uno di noi» ma poi suo padre l’«ha beccato» e gli ha «bloccato» i conti fino a quando non sarà maggiorenne.
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