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L'Italia all'esame Spagna, Spalletti: «Voglia matta di dire chi siamo»

Il ct indica la strada per battere la Roha: «La chiave è sempre il bel gioco e tenere la palla, ma qualche verticalizzazione in più ci sta»

Luciano Spalletti

Notte prima degli esami. Il primo di giorno della maturità in Italia coincide con la vigilia del primo vero esame per gli azzurri di Luciano Spalletti. Una prova, quella che attende domani sera (20 giugno) a Gelsenchirken Donnarumma e compagni, in cui il commissario tecnico vuol far vedere di che pasta è fatta la sua squadra, che punta contro le Furie Rosse a scoprire la sua vera identità, dopo l’incoraggiante avvio con la vittoria contro l’Albania. «Voglio vedere - esordisce il ct azzurro nella conferenza stampa della vigilia nella pancia dello stadio dello Schalke 04 - un’Italia che ripeta la buona prestazione della prima partita: davanti avremo la Spagna, una delle migliori scuole calcistiche al mondo, ma noi abbiamo una voglia matta di far vedere che anche la nostra squadra è importante. La chiave - indica il ct - è sempre il bel gioco e tenere la palla. Anche se con la Spagna che pressa e tiene la linea difensiva alta, qualche verticalizzazione in più ci sta. Si vince verticalizzando il gioco».

Non un derby, ma una delle possibili finali di questo Europeo come la vuol definire Spalletti, che, dopo il pareggio 2-2 tra Albania e Croazia, metterà in palio in caso di vittoria non solo il passaggio sicuro del turno ma anche il primo posto del girone B per un ottavo di finale che si giocherebbe a Colonia, a solo un centinaio di chilometri da Iserlohn, quartier generale degli azzurri. «No, non è un derby, sono tutti derby e tutte finali queste partite - assicura il ct azzurro - Quando gioco un Europeo sono partite che non capiteranno più, passano per non ripassare e gli do quell’attenzione che meritano. Tenteremo di fare la stessa partita fatta con l’Albania. Vogliamo misurarci contro una squadra forte come la Spagna per vedere il nostro livello di calcio contro una delle squadre più forti che ci sono. Ora valuteremo, anche contro squadre forti nelle qualificazioni abbiamo cercato di fare un calcio propositivo di possesso palla. Sono convinto che se diamo il pallino a loro ne usciamo male, quindi tenteremo di fare la nostra partita e comandare il gioco. Vedremo se saremo in grado di farlo anche contro la Spagna».

Per la carriera di Spalletti in Nazionale quella di Gelsenkirchen sarà un partita da ricordare: «Questa volta la formazione la dico domani, non il giorno prima. Non mi sono arrivate notizie degli altri quindi la dico domani. E’ una delle partite più importanti della mia carriera. Tutti abbiamo delle storie da raccontare, nel calcio, questa è una di quelle partite che può determinare una di quelle storie. Loro, la Spagna, hanno tutto dal punto di vista delle caratteristiche di squadra e individuali».

Quella di Morata e del selezionatore spagnolo de La Fuente è una squadra forte, ma lontana parente della super Roja campione del mondo dei tempi di Xavi e Iniesta: Spalletti lo fa capire bene ai giornalisti iberici che cercavano parole arrendevoli da parte del ct azzurro: «Mi preoccupa il livello di partita che riusciremo a fare noi, poi è chiaro che la Spagna riesce a fare delle cose importanti. Le intenzioni devono essere di quelle giuste. Noi abbiamo rispetto per loro, ma non bisogna pensarli più forti di quello che sono. Non siete gli unici - la sfida di Spalletti alla stampa iberica - a giocare un grande calcio, non vi sopravvalutate. Quello che fa la Spagna mi piace molto e di conseguenza si va a prendere delle cose e analizzare, perché è un calcio molto offensivo. Ci presseranno molto, compreso il portiere, dobbiamo trovare presto l’uomo libero e quando non lo troveremo tireremo la palla addosso. Morata? Lui non è pigro - conclude Spalletti per il quale ogni riferimento (Scamacca, ndr) non è casuale - è uno che corre moltissimo, fa un numero di metri incredibile, attacca lo spazio dietro le linee moltissimo, Yamal uguale».

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