È indagato dalla Procura di Roma il presidente della Figc, Gabriele Gravina. La formale iscrizione nel registro con l’accusa di autoriciclaggio è avvenuta contestualmente con l’inizio dell’interrogatorio che era stato sollecitato dallo stesso numero uno di via Allegri per «chiarire la sua posizione».
Il confronto con gli inquirenti, durato circa un’ora, è avvenuto nell’ambito dell’indagine nata su impulso della Direzione nazionale antimafia su presunte attività illecite messe in atto da Gravina.
«In ragione delle intollerabili strumentalizzazioni e delle ricostruzioni distorsive della verità dei fatti che lo hanno chiamato in causa negli ultimi giorni, pur non risultando indagato, Gravina ha chiesto di essere ascoltato per chiarire la sua posizione e le circostanze di cui è stato vittima», hanno affermano i legali Leo Mercurio e Fabio Viglione.
Il verbale dell’interrogatorio finirà, quindi, nel procedimento in cui chi indaga deve mettere in fila una serie di tasselli e sciogliere alcuni nodi. Il procuratore capo Francesco Lo Voi ha fissato, però, un incontro con i titolari del procedimento che servirà a delineare una sorta di ‘road map’ dei passi da compiere.
L’oggetto del procedimento riguarda vari aspetti su presunte irregolarità: dall’assegnazione del bando del 2018 per il canale tematico della Lega Pro di calcio alla Isg Ginko, alla compravendita sfumata di una collezione di libri antichi nella disponibilità di Gravina nonché l’acquisto di un appartamento a Milano da parte del numero uno della Federcalcio. Proprio quest’ultimo tassello del fascicolo sarà attentamente valutato dagli inquirenti in relazione alla questione di competenza territoriale e su una eventuale trasmissione alla procura meneghina del procedimento.
Su possibili ulteriori audizioni o convocazioni al momento non è stato stilato un calendario e ad oggi non sono neanche in programma incontri tra i pm capitolini e quelli di Perugia, dove sono indagati per abuso d’ufficio e falso il finanziere Pasquale Striano e il pm della Dna, Antonio Laudati.
Secondo l’accusa dei pm umbri, Striano avrebbe ricevuto una «soffiata» sull’affidamento dell’appalto della Lega Pro e poi effettuato una serie di accessi per recuperare altre notizie su Gravina, che nei mesi scorsi è stato ascoltato come testimone a Perugia. Il tenente della guardia di finanza, «d’accordo con Laudati, avrebbe preparato un’informativa per i magistrati sostenendo di averli ricevuti come elementi informativi provenienti dalla Procura di Salerno (dettaglio poi risultato falso, ndr) e da quest’ultima acquisiti nell’ambito di proprie attività investigative». Gli inquirenti umbri dopo avere accertato l’accesso abusivo di Striano hanno valutato comunque l’opportunità di inviare gli atti a Roma al fine di verificare eventuali illeciti e in particolare il ruolo svolto da Gravina nella sua veste, all’epoca dei fatti, di presidente della Lega Pro.
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