Domenica 22 Dicembre 2024

L'accusa di Maignan dopo i buu razzisti: «Tutti complici, anche l'Udinese»

Chi non fa nulla è complice. Lo è chi decide di non zittire il gruppo di tifosi che intona buu e cori razzisti seduti qualche posto più in là, «hanno visto tutto, hanno sentito tutto e hanno deciso di tacere». Lo è l’Udinese «che parlava solo di interruzione della partita, come se niente fosse». E se autorità e procuratore «non faranno nulla, saranno complici anche loro». È l’atto di accusa di Mike Maignan al sistema calcio, nel day after agli insulti razzisti di cui è stato bersaglio nella partita contro l’Udinese. Il portiere del Milan auspica delle conseguenze severe ai fatti di sabato sera. Quei tifosi che gli hanno urlato scimmia per gran parte del primo tempo, devono essere puniti. «È un sistema che deve assumersi la responsabilità», tuona su Instagram il rossonero. È il fallimento di uno sport, delle iniziative di sensibilizzazione studiate a tavolino, di slogan che spesso restano solo tali. «Non è la prima volta che mi succede e non sono il primo a cui succede. Abbiamo fatto annunci, campagne pubblicitarie, protocolli e non è cambiato nulla», ricorda amaro il giocatore francese. È un copione che si ripete per Maignan. Era già accaduto nel riscaldamento di Juventus-Milan nel settembre 2021, all’epoca sui social scrisse un pensiero che ora suona premonitore: “Finché questi eventi vengono trattati come ‘incidenti isolatì e non viene intrapresa alcuna azione globale, la storia è destinata a ripetersi ancora e ancora e ancora». Così fu, qualche mese più tardi contro il Cagliari a marzo del 2022, ad essere preso di mira era stato anche il compagno di squadra Tomori. E così è stato a Udine. Maignan incassa la solidarietà di tanti, li ringrazia nel suo messaggio sui social: «L’ho detto prima non sono una vittima, e voglio dire grazie alla mia società il Milan, ai miei compagni, all’arbitro e ai giocatori dell’Udinese, e a tutti coloro che mi hanno inviato messaggi, chiamato, supportato in privato e in pubblico. Non riesco a rispondere a tutti ma vi vedo e siamo insieme». Il Milan per solidarietà verso il proprio portiere, nell’era dei social network in cui ogni post ha un valore d’immagine ma anche economico e commerciale, decide per il silenzio social. Nessun contenuto pubblicato, per porre l’accento - paradossalmente senza usare parole o immagini - a quanto accaduto. La condanna é unanime. Tanti i giocatori, anche di altre squadre, che hanno voluto esprimere la propria vicinanza al portiere rossonero. Anche il compagno di Nazionale Kylian Mbappe ha espresso il suo sdegno: «Sei molto lontano dall’essere solo Mike Maignan. Siamo tutti con te. Sempre gli stessi problemi e ancora nessuna soluzione». Alla fine della sua lunga riflessione, Maignan manda un messaggio di forza e speranza. «È una lotta dura, ci vorrà tempo e coraggio. Ma è una lotta che vinceremo», scrive. Parole forti di un giocatore di fama internazionale, arrivato in Italia due anni e mezzo fa e che, suo malgrado, è costretto a ricordare a tutti quanto la strada sia ancora lunga nella lotta al razzismo.

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