Lunedì 23 Dicembre 2024

Inchiesta Juve, il diesse Cherubini: «Kulusevski o Chiesa li abbiamo pagati troppo»

Dejan Kulusevski e Federico Chiesa esultano dopo un gol (Foto Ansa/Alessandro Di Marco)

«Quando il nostro giocatore peggiore guadagna come il migliore dell’Atalanta ...». Quella del direttore sportivo Federico Cherubini potrebbe essere una battuta, ma è una fotografia abbastanza nitida, secondo i magistrati che indagano sui conti della Juventus, delle origini della crisi finanziaria della società bianconera: acquisti e stipendi che, per citare l’aggettivo adoperato da un dirigente intercettato, Stefano Bertola, sono «scriteriati». Una crescita dei costi che è frutto di «una ben precisa scelta aziendale», come sostenevano i pm torinesi. Quanto alle plusvalenze, hanno procurato benefici e breve termine ma hanno comportato «ammortamenti pesanti futuri», generando una «bolla» che «si è autoalimentata nel corso del tempo». La procura di Torino, nel documento in cui a giugno chiese al tribunale (senza esito) una raffica di misure cautelari e interdittive, parla di «situazione allarmante». La pandemia ha inciso, naturalmente, ma con «effetti di limitato aggravamento in ordine a una situazione già compromessa». Del resto già il 3 settembre 2021 le microspie della guardia di finanza avevano captato Andrea Agnelli mentre ammetteva che «non era solo il Covid, perché da un lato abbiamo il Covid, dall’altro abbiamo ingolfato la macchina con ammortamenti ... e soprattutto la merda, la merda che sta sotto e non si può dire». Tanto è vero che, secondo gli inquirenti, espedienti come la «manovra stipendi» erano stati pianificati «ben prima della sospensione delle partite» per l’emergenza sanitaria. Il 15 settembre 2021, conversando con Andrea Agnelli, Cherubini afferma che «il progetto fatto quando abbiamo cercato di alzare il livello da Higuain in poi ... era legato al fatto, mi ricordo le valutazioni, abbiamo una rosa che sta tendendo a invecchiare, o facciamo un all-in in due/tre anni oppure questa rosa non reggerà». Cosa fu questo all-in, questa grande scommessa, i magistrati lo chiarirono il 27 settembre successivo ascoltando un’intercettazione che aveva per protagonista il manager Stefano Cerrato: «Abbiamo fatto un all-in nella stagione 18-19 con Ronaldo, De Ligt e tutto il resto. Subito dopo è arrivato il Covid. È stata una situazione in cui si sono presi oggettivamente dei rischi». Ma il 5 agosto 2021, con un’altra persona, Cherubini aveva spiegato che «purtroppo negli ultimi anni è un po’ colpa nostra. In questo Fabio ha drogato il mercato: Kulusevski o Chiesa sono ottimi giocatori ma quando li abbiamo comprati noi li abbiamo pagati troppo». Marco Giovanni Re, nello staff dirigenziale fino al 2020, il 16 luglio 2021 chiama in causa l’operazione Arthur-Pjanic. «Ma tu pensa se uno come Arthur, che per farti la plusvalenza Pjanic hai pagato 75 milioni, adesso ti vale ... ti deve andare sotto i ferri, cioè era palese, no? che non fosse uno di quella cifra lì. Adesso lo paghi». Bertola, mentre il primo agosto 2021 chiacchiera con una dipendente, se la prende con il rinnovo del contratto a Giorgio Chiellini: «Se tu vedi il totale della cifra che gli abbiamo pagato tra stipendi, premi e altro, è spaventosa: no, non c'è criterio nel modo in cui spendiamo i soldi. Non c'è da stupirsi se in due anni abbiamo chiesto 700 milioni agli azionistì. Eppure tutto questo «non conta un c...». Parola di Marco Storari, dirigente Juve, (non indagato) descritto dagli inquirenti come persona di fiducia di Agnelli: «Adesso - dice in una telefonata intercettata il primo settembre 2021 - stiamo ripulendo tutto, tutto il marcio che c'era. Il problema è che alla Juventus non conta un c... Perché se tu al presidente gli vai a dire “ma io ho cercato di ripulire tutto” sì, va bene, ma dobbiamo vincere ... Questa, cioè, è la filosofia della Juventus».

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