«Ho sofferto di depressione e da due anni e mezzo sono in terapia. Capisco molto meglio anche quello che avevo provato prima». Ronaldo si confessa a «Marca», in un’intervista a margine della presentazione del documentario prodotto da Dazn «Il Fenomeno: l’ascesa, la caduta e la redenzione di Ronaldo». «Siamo stati esposti a uno stress mentale molto, molto grande e senza essere preparati», racconta il 46enne ex attaccante brasiliano di Barcellona, Inter, Real Madrid e Milan, «in passato non c’era alcuna preoccupazione per la salute mentale dei giocatori». «Oggi invece i calciatori sono molto più preparati, ricevono le cure mediche necessarie anche per affrontare la giornata e vengono anche studiati di più: i profili, come reagiscono, come dovrebbero reagire... Ai miei tempi non c’era niente di questo per quanto tutti sapessero che il calcio può mettere molto stress ed essere molto decisivo per il resto della vita».
Le convulsione nel Mondiale del 1998
Campione del mondo nel ‘94 ma senza mai scendere in campo, Ronaldo ha poi trascinato la Selecao otto anni dopo nella rassegna nippo-coreana: «Aver vinto il Mondiale del 2002 è stato il più grande successo della mia carriera, non solo dal punto di vista sportivo ma per tutta una serie di cose, gli infortuni, la finale persa nel ‘98 dopo le convulsioni. Poi chiaramente dal punto di vista sportivo è stato un successo totale, sembravamo una squadra che giocava assieme da anni quando invece avevamo faticato pure a qualificarci». Nel suo palmares non c’è la Champions ma «non cambierei un Mondiale per una Champions, nemmeno quello del ‘94. Non cambierei niente nella mia carriera anche se mi dispiace non aver vinto la Champions, ma sono molto felice e orgoglioso di tutto quello che ho ottenuto». A proposito di Mondiale, in Qatar «il Brasile sarà sempre favorito, col talento che abbiamo dobbiamo essere protagonisti. Brasile e Argentina rappresentano molto bene il Sudamerica ma è dal 2006 che vincono le europee. Francia, Germania, Spagna, Brasile, Argentina, non le mettono in ordine ma tutte hanno grandi chance». Poi un aneddoto su Zidane: «Zizou ha un ruolo molto speciale nella mia carriera. Ho un rispetto incredibile per lui sin da quando eravamo avversari in Italia, lui alla Juve e io all’Inter. Non avevo un grande rapporto con lui quando mi infortunai ma è stato il primo, al di fuori dei miei familiari, a venirmi a trovare in ospedale».