Il medico Giorgio Galanti, ex direttore di Medicina sportiva dell’ospedale fiorentino di Careggi, è stato condannato a un anno dal gup di Firenze nel processo per la morte del calciatore Davide Astori, in cui era imputato per omicidio colposo.
Galanti, oltre a un anno di reclusione (pena sospesa), è stato anche condannato al pagamento di una provvisionale per il risarcimento danni per un ammontare complessivo di un milione e novantamila euro di cui 250.000 a favore della compagna del calciatore Francesca Fioretti, 240.000 per la figlia vittoria, i restanti 600.000 per i genitori del capitano viola, Renato e Giovanna, e per i fratelli Marco e Bruno. La motivazione della sentenza entro 90 giorni.
Davide Astori morì tragicamente prima di una partita di calcio. Il 4 marzo 2018 venne rinvenuto senza vita in un albergo di Udine che ospitava la Fiorentina prima della gara contro l’Udinese del 27mo turno del campionato di Serie A. Della squadra viola era il capitano, anche se nella sua carriera Astori aveva indossato anche le maglie del Cagliari e della Roma, e faceva parte anche della Nazionale Italiana. La procura del capoluogo friulano aprì un fascicolo. Successivamente venne eseguita l’autopsia e furono acquisite le cartelle cliniche del calciatore, contenenti l’idoneità all’attività agonistica.
Nel giugno del 2018, gli atti vennero trasmessi alla procura di Firenze, perchè venne ipotizzata una responsabilità medica proprio in ordine alle visite medico-sportive effettuate dal professionista. I pm toscani affidarono una consulenza allo specialista di Padova, Domenico Corrado, e sulla base di quel parere, iscrissero sul registro degli indagati l’ultimo medico che aveva firmato l’idoneità di Astori, il direttore della medicina sportiva di Careggi (oggi in pensione) Giorgio Galanti. La posizione di un altro medico sportivo, Francesco Stagno, che aveva visitato il calciatore ai tempi del Cagliari, verrà poi archiviata. Per Galanti, invece, è scattata la richiesta di rinvio a giudizio.
Secondo i consulenti della procura, i risultati delle prove da sforzo a cui era stato sottoposto Astori sette mesi prima della sua morte, avrebbero dovuto suggerire ulteriori accertamenti, che avrebbero fatto scoprire la cardiomiopatia aritmogena di cui Astori soffriva. Ma alla consulenza di Padova ha risposto quella della difesa del professor Galanti, che ribalta le conclusioni dell’accusa e stabilisce che nessun esame avrebbe potuto indicare quel male del cuore del calciatore, che mai aveva avuto sintomi. Per questo, il giudice ha disposto una terza perizia, nel corso del procedimento con il rito abbreviato a cui ha deciso di aderire l’imputato, accusato di omicidio colposo. A firmare la terza perizia, un cardiologo e un medico legale di Torino, il professor Fiorenzo Gaita e il dottor Gianluca Bruno.
«L'holter Ecg indicato all’interno delle linee guida cocis non è stato eseguito - scrivono i due periti -. Avrebbe potuto, ma non con alta probabilità (vista la variabilità delle aritmie) identificare aritmie maggiori che, se documentate, avrebbero indirizzato ad ulteriori indagini di terzo livello». Per quanto riguarda le possibilità di evitare il decesso dell’atleta, sarebbe stato necessario il pronto intervento di un defibrillatore. Ma la morte di Astori avvenne nel sonno, mentre si trovava da solo nella camera d’albergo.
Per la procura, la negligenza di Galanti durante quell'esame merita una condanna: un anno e sei mesi la richiesta del pm Antonino Nastasi, tenendo conto anche dello 'scontò previsto dal rito abbreviato. Alle ultime udienze ha sempre partecipato Francesca Fioretti, ex compagna di Astori e mamma della loro bambina.
(AGI)
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