Milan cade dopo 24 risultati utili consecutivi, e la prima sconfitta stagionale è un tonfo. Il 3-0 firmato tutto dal turco Yazici a San Siro regala al Lilla una serata indimenticabile e complica i piani della squadra di Pioli che sperava di ipotecare in fretta la qualificazione ai sedicesimi di finale e invece ora è stato scavalcato dai francesi. Prima o poi un ko poteva essere messo in conto, ma di certo dopo tanto entusiasmo il Milan torna sulla terra nella sfida con la squadra a cui è legata dal comune denominatore Elliott, il fondo proprietario del club milanese che ha finanziato con un prestito il Lilla. Per la prima volta dopo diversi mesi, i rossoneri sono sembrati confusi e disuniti nei momenti difficili. Insufficiente è stata la prestazione di molti, da Dalot a Castillejo, passando per Tonali e Kessie, che a centrocampo sono stati messi costantemente in affanno da Renato Sanches e Bamba. Alla sesta partita di fila da titolare, Ibrahimovic è uscito decisamente scontento dopo poco più di un’ora di gioco, mostrando l’unico sorriso a fine gara, facendo i complimenti all’allenatore avversario Galtier. Lo svedese rifilato urla furiose a molti compagni per i tanti passaggi sbagliati e si è creato da solo, con un siluro su punizione, l’unica occasione. Alla fine pesano gli errori di altre due colonne rossonere. Romagnoli è colpevole di una spinta lieve ma evidente quanto basta per indurre il polacco Frankowski a fischiare il rigore trasformato da Yazici. E poi Donnarumma, che al 10' della ripresa si è tuffato in modo goffo sul tiro mancino da fuori area con cui il turco ha raddoppiato. Tre minuti più tardi è stata una sbandata collettiva a permettere al Lilla di bucare ancora in contropiede con il centrocampista a cui un anno fa la Lazio aveva pensato come alternativa a Milinkovic-Savic. E forse questa sera si sarà pentita di non averlo preso.
Una vittoria della sua Roma che sarebbe piaciuta anche al grande Gigi Proietti. Ma quella della squadra giallorossa all’Olimpico (deserto) contro il derelitto Cluj più che una partita è stata una passeggiata. Primo tempo chiuso sul 3-0, 'manità alla fine, e uno spettacolo, se così si può chiamarlo, dopo il quale viene quasi voglia di dare ragione a quei grandi club che vogliono la Superlega per fare in modo che in Europa non si presentino più squadre come quella romena vista oggi, forse già in fase di smobilitazione per problemi vari e perché il tecnico Petrescu vuole andarsene in Arabia Saudita. Per la Roma è stato fin troppo facile, e dopo un minuto già vinceva 1-0: Spinazzola sfondava sulla sinistra e Mkhitaryan sbloccava il match. Poi a siglare il 2-0 pensava Ibanez, anche lui di testa, al centro dell’area su calcio d’angolo: prima rete in giallorosso per il difensore centrale brasiliano che Tite tiene d’occhio per la Selecao.
A segnare il terzo gol era Borja Mayoral, già troppo criticato nell’etere romano ma oggi a proprio agio nei panni del finalizzatore. Così al 34' l’ex Real Madrid segnava 'di rapinà dopo un cross di Veretout e un rimpallo con Villar. A inizio ripresa Fonseca considerava archiviata la pratica e operava tre cambi: fuori Veretout per inserire Pellegrini, Mkhitaryan per mettere dentro Pedro e Spinazzola per schierare Juan Jesùs. Curioso il mancato ingresso in campo di Karsdorp, che dopo essersi scaldato a lungo tornava in panchina.
Il ritmo del match era al piccolo trotto, la noia totale, ma negli ultimi sei minuti del tempo regolamentare ecco altre due reti: Borja Mayoral, che in precedenza aveva sprecato due palle gol, realizzava il poker dopo un cross di Bruno Peres da destra e l'assist involontario, di testa, di Manea, poi all’89' arrivava il quinto gol ad opera di Pedro, che gioca sempre come se ogni partita fosse una finale. Non stupisce che anche a Roma sia già diventato un beniamino dei tifosi.
Il Napoli soffre più di quanto non fosse prevedibile, ma alla fine, grazie anche a un autorete del Rijeka, riesce a portare a casa una vittoria sul campo dei croati. Una vittoria importante che lancia gli azzurri in testa alla classifica alla fine del girone d’andata, sia pure a pari punti con l’AZ Alkmaar e con la Real Sociedad. Il primo tempo è segnato dalla sofferenza degli azzurri che vantano uno sterile predominio nel gioco ma che soffrono terribilmente i contropiede degli avversari. Il Rijeka sceglie di utilizzare la tattica ormai consueta in gran parte delle avversarie del Napoli. Rozman piazza tutti e undici i suoi dietro la palla, con una prima linea di cinque difensori davanti al portiere, altri quattro a ridosso e un solo attaccante pronto a sfruttare il contropiede.
La squadra di Gattuso, come sempre avviene sin dall’inizio della stagione in simili circostanze, non sa trovare il meccanismo giusto per scardinare la difesa. Gli azzurri più che sbattere contro il muro costruito dai croati davanti alla propria porta, tentano continuamente di girare intorno nella speranza di trovare un varco che però rimane quasi sempre ermeticamente chiuso. Al Rijeka, invece, riesce molto bene la tattica studiata a tavolino. I contropiede dei padroni di casa sono micidiali e proprio così trovano il gol del vantaggio, al 12' con Muric che riceve da Kulenovic e insacca con un tiro a giro. La reazione del Napoli non è né rabbiosa, né incisiva. Il ritmo degli azzurri è sempre lento e il Rijeka chiude senza problemi tutti gli spazi. Al 42'comunque arriva il pareggio grazie a Mertens che serve davanti alla porta Demme il quale devia il pallone in rete. Nella ripresa la partita non cambia e gioca quasi soltanto il Napoli. Il Rijeka si difende e riparte, come avviene in apertura quando, sempre a conclusione di un contropiede, Menalo colpisce un palo.
L’assedio degli azzurri all’area di rigore avversaria continua senza sosta. Gattuso manda in campo Insigne al posto di Elmas e subito dopo il Napoli, al 17', va in vantaggio grazie a una autorete di Braut che devia nella sua porta con un ginocchio un traversone di Mario Rui. Il Rijeka nonostante lo svantaggio non muta la sua condotta di gara ed è sempre il Napoli a mantenere il possesso della palla, sfiorando anche il tris. ANSA
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