Al Milan il derby contro l'Inter, Napoli show contro l'Atalanta, Juventus fermata dal Crotone
Dopo aver messo ko il coronavirus, Ibrahimovic stende anche l’Inter e porta il Milan al primo posto solitario in classifica, come non capitava dal 1° aprile 2012. Due zampate ravvicinate dello svedese regalano il derby a Pioli, che supera il primo esame e può sognare, dopo quattro giornate a punteggio pieno, anche grazie alle sue scelte tattiche coraggiose, come Leao, una spina nel fianco per un disastroso Kolarov. Coerente con le dichiarazioni della vigilia, Conte non può cercare alibi, ma il difensore serbo fa rimpiangere non solo Bastoni, assente perché appena guarito dal Covid, ma anche Godin, ceduto al Cagliari. Troppi errori hanno impedito ai nerazzurri di andare oltre il 2-1 segnato al 29' da Lukaku, che nel recupero va due volte vicino al pareggio. La sconfitta porta già a 5 i punti di ritardo dalla vetta e di certo non facilita l'avvicinamento al debutto in Champions League, mercoledì contro il Borussia Monchengladbach. Alla fine il Milan ha festeggiato sotto la sua curva, come se ci fossero gli ultrà della Sud, che invece hanno solo potuto accompagnare allo stadio i pullman della squadra con un corteo di moto. Il clima nello stadio con mille spettatori, tutti distanziati, è stato "surreale", per dirla con Marotta. E non è stato da meno quello che è successo fuori prima della partita, dove per una buona mezz'ora, sotto lo sguardo delle forze dell’ordine, almeno un migliaio di tifosi interisti si sono assembrati in strada, quasi tutti con la mascherina, fra bandiere, cori e fumogeni, nel comitato d’accoglienza organizzato per l’Inter dalla Curva Nord. Vincere, l’imperativo dettato dagli ultrà di entrambe le squadre, è riuscito al Milan, uscito da San Siro con autostima rinnovata, concorrente accreditato quanto meno per la Champions. Probabilmente non è attrezzata per pensare allo scudetto, di certo dipende molto dal rendimento di Ibrahimovic. Dopo due settimane a casa per il Covid e una di allenamento, il trentanovenne era stremato al 70' e ha chiesto il cambio, ma Pioli non ha voluto rinunciare alla sua stella a fine partita. L'anno scorso, a febbraio, il Milan sperperò due gol di vantaggio prendendone quattro nella ripresa. Questa volta la tensione è rimasta alta, dopo i due centri dello svedese (come Silvio Piola a 4 marcature multiple in Serie A oltre i 38 anni), un tap in al 13' dopo il rigore (procurato attirando il fallo di Kolarov) parato da Handanovic, e poi al 16' il colpo al volo (ancora beffato Kolarov) su cross di Leao, un rebus per D’Ambrosio. Un tuffo a vuoto di Donnarumma ha invece regalato la palla del gol a Lukaku (29'), per il resto tenuto a bada assieme a Lautaro da Kjaer e Romagnoli, subito determinante al rientro dopo un lungo stop. Theo Hernandez invece ha sofferto molto Hakimi, uomo chiave assieme a Barella quando l’Inter è riuscito a controllare il ritmo nella ripresa. Ma 8 gol subiti in 4 giornate non sono pochi, a centrocampo le coperture non funzionano, pesano gli errori di Vidal e Brozovic e ancora una volta risulta discutibile la scelta di Conte di fare a meno di Eriksen, entrato solo a metà ripresa, e protagonista di un’azione destinata a fare discutere: un rimpallo con Kjaer, con la palla che finisce a Lukaku e Mariani che fischia rigore per l'uscita di Donnarumma sul belga, prima che il Var gli segnali fuorigioco. Non l’unica incertezza di un arbitro che ha fatto arrabbiare entrambi gli allenatori e ha graziato Kessie. In serata, senza Ronaldo la Juve non brilla e impatta in casa di un Crotone che per palleggio e determinazione è sembrato a tratti superiore alla squadra di Pirlo. Stroppa trova il primo punto contro i campioni d’Italia con una gara perfetta ed attenta. Juve bloccata nelle sue fonti di gioco. Bianconeri nervosi finiscono in 10. Pirlo schiera l’annunciato tridente con Morata al centro supportato da Kulusevsky e Chiesa al suo esordio in bianconero. Stoppa risponde con un centrocampo aggressivo che per i primi venti minuti mette in affanno la Juventus. Rossoblu subito pericolosi grazie al pressing alto che permette a Simy di conquistarsi lo spazio per un tiro di poco fuori. Il Crotone affonda nella mediana di Pirlo e si presenta spesso con facilità nell’area di rigore di Buffon. Come al 12 quando Bonucci interviene in ritardo su Vulic. Netto il calcio da rigore che Simy trasforma segnando ancora alla Juventus dopo la rovesciata del torneo 2017-2018. La Juve sembra in bambola ma trova un sussulto al 21' quando Chiesa fa uno dei suoi numeri sulla fascia e dopo aver saltato un avversario mette in mezzo dove Morata a porta vuota fa 1-1. La qualità dei bianconeri viene fuori anche se Arthur e Kulusevsky non entrano mai in partita (Pirlo li toglie nella seconda parte di gara). È il giovane Portanova nel finale di tempo a far venire i brividi a Cordaz, prima con un un tiro che finisce a lato e poi chiamando il portiere del Crotone ad una gran parata in uscita. Il Crotone però non resta a guardare: Messias affonda facile sulla fascia di Frabotta e Danolo. Al 44' Buffon compie un doppio intervento decisivo prima su Messias e poi su Pedro Pereira. Nel secondo tempo parte forte la Juventus ma è un fuoco fatuo. Al 2 Portanova si libera ma ancora tira fuori. Il Crotone è vivo ed in due minuti, al 5' e al 7' ha due buone occasioni con Messias bravo a mettere in difficoltà gli avversari ma poco preciso sotto porta. Al 9' Cigarini sbaglia un rigore in movimento. La Juve, rimasta in dieci per il rosso a Chiesa (fallaccio su Cigarini) non costruisce gioco e le sue occasioni nascono da palle inattive come il palo colpito da Morata. È poi il Var a salvare il Crotone dalla delusione di vedere vanificati gli sforzi quando al 31 Morata segna ma la moviola in campo mostra il leggero fuorigioco del centravanti. Neppure l’ingresso di Cuadrado, Rabiot e Bernardeschi da la scossa ai bianconeri. Pirlo non utilizza neppure Dybala. Nel finale il pressing della Juventus non produce frutti ed il Crotone controlla senza troppo affanno. Nel pomeriggio, un Napoli impressionante per organizzazione di gioco e per potenza offensiva ha agevolmente la meglio su un’Atalanta che esce in ginocchio, ridimensionata dalla partita al San Paolo. Tuttavia è difficile dire se la squadra di Gasperini sia incappata in una giornata storta o se invece la differenza tecnico-tattica con il Napoli sia così marcata ed evidente come appare da ciò che si è visto in campo fino al punto da renderla inoffensiva. La partita dura in pratica 45', quelli che bastano agli azzurri per mettere a segno quattro gol e sfiorarne almeno altrettanti, concedendo agli avversari soltanto un tiro pericoloso dalla distanza di Gomez. Nella ripresa i partenopei scendono in campo con il chiaro intento di addormentare la gara. Gasperini cambia volto alla sua squadra con una serie di sostituzioni, ma è sempre il Napoli a tenere in pugno il match, salvo in occasione di un contropiede veloce lanciato da Romero che consente a Lammers di accorciare le distanze. Ma quel che conta, nella valutazione della gara, è il primo tempo. Il Napoli è superiore in tutto agli avversari. Ogni azione offensiva degli attaccanti azzurri procura affanno e sofferenze alla difesa di Gasperini. Lozano, autore di una doppietta al 22' e al 26', è una spina nel fianco, così come Politano che imperversa sulla fascia destra del campo e che va a sua volta a segno al 30'. Il poker è servito al 42' da Osimhen, alla sua prima marcatura nel campionato italiano. Ma l’attaccante nigeriano non si limita ad andare in gol con un preciso rasoterra da 25 metri, lotta, combatte su ogni pallone e si trascina dietro sempre un paio di avversari, disarticolando gli equilibri difensivi dei nerazzurri. L’Atalanta è l’ombra di se stessa. Il gioco sulle fasce è inesistente, Ilicic, al suo rientro da titolare dopo tre mesi di assenza, tocca pochissime volte il pallone, lo stesso Gomez, nonostante la volontà di ribellarsi alla superiorità del Napoli, non incide mai in maniera decisiva. La zona dove i bergamaschi falliscono clamorosamente l'approccio alla partita è sulla trequarti offensiva, zona dove solitamente la squadra di Gasperini riesce a gettare le basi per le sue ficcanti azioni d’attacco. Oggi però è il Napoli a chiudere tutti i varchi, a bloccare le linee di passaggio e a far partire azioni veloci e pericolose. Nella ripresa anche Gattuso utilizza molto la panchina per far rifiatare i titolari. La partita si fa equilibrata, ma il Napoli con Mertens e con Lozano va ancora molto vicino al gol prima del fischio finale. ANSA