"A me, nella vita, nessuno ha mai regalato nulla. State sereni, io questa sfida la vinco e spero dopo di essere un uomo migliore e più maturo". Qualche momento di pausa, per scegliere le parole più adatte. Gli occhi lucidi, commossi, ma sempre pieni di coraggio. Sinisa Mihajlovic, accompagnato dal dg del Bologna Walter Sabatini e dal medico della società rossoblù Gianni Nanni, ha concluso così il racconto degli ultimi giorni, i più difficili, dopo avere scoperto di essere affetto da leucemia. La società lo ha confermato alla guida della squadra.
"Gli siamo vicini - ha esordito Sabatini - lui è il nostro conduttore, l'uomo che ha in mano il Bologna e lo terrà in mano fino alla scadenza del contratto. Noi saremo al suo fianco, sconfiggerà questa malattia". Nella sala stampa del centro tecnico di Casteldebole a Bologna, mentre all'esterno alcuni tifosi appendevano striscioni a sostegno del mister, in prima fila era seduta la moglie del tecnico serbo, Arianna. Accanto a lei i cronisti a cui l'allenatore, dopo che la notizia è stata anticipata da Stadio, storico giornale sportivo, ha scelto di raccontare "tutta la verità", come ha detto lui stesso, dopo essersi seduto al tavolo al termine della conference-call con i giocatori in ritiro estivo a Castelrotto.
"Volevo essere io a darvi questa notizia. A voi, alla mia squadra e alla gente - ha detto Mihajlovic - ho fatto alcuni esami e sono state scoperte alcune anomalie. Leucemia. Quando me lo hanno detto ho preso una bella botta. Sono stato due giorni chiuso in camera a piangere. Ti passa davanti tutta la vita". Un respiro profondo, come per raccogliere le forze. Lo sguardo commosso.
"Io non gioco mai per non perdere, sennò perdo: così nel calcio, così nella vita - ha aggiunto - batterò la leucemia. Lo farò per mia moglie, per la mia famiglia, per chi mi vuole bene. E' una forma attaccabile, si può guarire. E io la batterò. Ma ho bisogno dell'aiuto di tutti quelli che mi vogliono bene". Dopo un applauso spontaneo, partito da una sala stampa gremita, Mihajlovic ha ripreso il filo del racconto da giovedì, il giorno della mancata partenza per Castelrotto.
"Quando non sono partito per il ritiro - ha spiegato - abbiamo detto che avevo la febbre. Pensare che mia moglie potesse credere che avevo la febbre era difficile. Lei poteva pensare: sono 20 anni che non ha la febbre. Dovevo fare altri accertamenti, l'unico riservo era questo e mi spiace che qualcuno abbia voluto anticipare a tutti i costi". Esami di cui ha parlato anche alla squadra, ai suoi giocatori con cui, ha confessato, di avere pianto. "Mio padre è morto di cancro, durante le visite faccio sempre i marker tumorali: se non avessimo fatto questi accertamenti con i soliti esami del sangue sarebbe risultato tutto normale. Nessuno di noi deve pensare di essere indistruttibile, invincibile. L'unica speranza è fare prevenzione, l'ho detto anche ai miei ragazzi".
Ha citato spesso la squadra, Mihajlovic, con l'affetto sincero di chi per un po' deve assentarsi, ma senza mai allontanarsi troppo. "Io non vedo l'ora di andare in ospedale - ha concluso - prima inizio la cura, prima la finisco. La malattia è in fase acuta, ma è attaccabile. Ci vuole un po' di tempo, ma si guarisce".
Martedì, come ha confermato il dottor Gianni Nanni, inizierà la terapia al Policlinico Sant'Orsola. "Sinisa non ha sintomi, partiamo molto bene - ha spiegato ai cronisti - lui potrà e dovrà continuare le sue attività. Lui continuerà certamente. Non possiamo dire quanto tempo durerà la terapia, al momento sappiamo la diagnosi ma non il tipo di leucemia. Dobbiamo fare questo percorso, ci arriveremo in fondo". Con il pollice in alto, Mihajlovic ha salutato i presenti e tutti i tifosi del Bologna e del calcio che, nelle ultime ore, senza bandiere e senza tifoserie, lo hanno stretto in un lungo e caloroso abbraccio. (ANSA)
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