PALERMO. Si sapeva da mesi, forse da inizio stagione, nonostante le tribolazioni della parentesi Gattuso, ma l’ufficialità e la benedizione della matematica hanno certamente un altro sapore, che i tifosi rosanero stanno gustando, in questo momento, per le strade del capoluogo siciliano. Il Palermo è promosso in serie A, dopo un anno di purgatorio. Questi ragazzi hanno fatto dimenticare l’orrenda stagione scorsa, e non lo hanno fatto “solo” vincendo, ma dominando in maniera incredibile questo campionato. Un torneo stravinto con cinque giornate d’anticipo, i rivali spazzati via, numeri da record, tanto da far impallidire il ricordo del trionfale campionato 2003/2004, dove l’armata allenata da Guidolin portò il Palermo in A dopo più di trent’anni. Non è possibile fare paragoni tra questa e quella squadra, come non è possibile fare i paragoni con i due campionati. Ovviamente, anche l’emozione è diversa: dieci anni fa è stata una gioia probabilmente unica sia da scrivere sia da vivere, per il semplice fatto che in quel momento più generazioni assaporavano un qualcosa che non avevano mai assaporato, la serie A appunto. In quell’impresa era accomunati centinaia di migliaia di tifosi che andavano a scoprire un qualcosa di misterioso, quasi di magico. Adesso ovviamente tutti sono più disincantati, e nell’aria della festa c’è un inevitabile retro pensiero, quello cioè che la squadra, questa squadra, così come l’allenatore e la dirigenza, abbiano semplicemente fatto il loro dovere.
Questo però sarebbe forse sminuire quello che hanno fatto i ragazzi di mister Iachini, un tecnico che si conferma davvero una garanzia di successo in serie B (seconda promozione consecutiva, per lui). Anche nella partita di oggi, contro il Novara, i rosanero sono stati perfetti. Un match vinto con un gol di uno degli uomini simbolo della stagione, quel Vazquez che fino a qualche mese fa era assolutamente dimenticato da tutto e da tutti, ma che si è reso protagonista di un girone di ritorno davvero straordinario. Sia chiaro, in questa rosa non ci sono fuoriclasse, se non qualche giocatore molto, molto forte in prospettiva (Dybala, Belotti, forse lo stesso Vazquez, Hernandez, anche se quest’ultimo sembra aver perso il treno decisivo per l’esplosione della sua carriera), ma è comunque una rosa forte, arcigna, determinata. Non ci sono i Toni, i Grosso, gli Amauri, i Miccoli, i Pastore, ma la speranza di tutti è che giocatori di quel livello un giorno possano tornare a vestire la maglia rosanero.
Questo perché deve essere chiaro a tutti (ma lo è già, in fondo) che per fare bene in serie A la squadra deve essere modificata pesantemente, o quantomeno rinforzata con dei buoni, ottimi giocatori. Questo perché poche volte, come quest’anno, la differenza tra le due categorie è sembrata così ampia, così netta. A tutto questo però sia la dirigenza sia l’allenatore, e anche i tifosi, hanno il sacrosanto diritto di iniziare a pensarci da domani, perché oggi è il giorno della festa, è il giorno del ritorno del Palermo in serie A. Dunque, spazio a bandiere, trombette, motorini, urla di gioia e cori. Spazio alla gioia, almeno per un giorno, in questa città dove questa parola, gioia, sembra sempre più un lontano ricordo. Via alla festa, e così sia. E al resto, ci si penserà domani….
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