Più scorrono le giornate di questo campionato, più sembra evidente che Massimo Donati ha cambiato il Palermo. Trasformando una squadra confusa e arrembante in una squadra lucida ed equilibrata. Che poi, come è accaduto spesso con Mangia, si possano vincere le partite anche «arrembando» è discorso diverso. Come è possibile (vedi Cagliari) perdere pur giocando in modo sensato e con personalità. L’arrivo di Donati a Palermo è stato provvidenziale anche perché ha consentito a Barreto e Bertolo di migliorare il proprio rendimento, e allo stesso Migliaccio di giocare la palla con meno ansia addosso. Ma facciamo un passo indietro per capire come è arrivato Donati a Palermo. Intanto complimenti a tutti i manager di serie A che l’avevano dimenticato in serie B a Bari, da dove il centrocampista non aspettava altro che fuggir via. Se non altro per le confuse vicende societarie del club pugliese. Con tanti somari acquistati a suon di milioni i «santoni» del calcio italiano avrebbero dovuto accorgersi che in B c’era un giocatore che avrebbe fatto bene praticamente dovunque. Anche all’Inter avrebbe potuto sostituire dignitosamente Thiago Motta, per esempio. Se ne è accorto l’ultimo arrivato, il più giovane direttore sportivo della serie A, Luca Cattani. Il gradimento di Mutti era scontato, avendo allenato Donati sia a Messina che a Bari, ma la trattativa per il centrocampista era partita ben prima che il Palermo cambiasse tecnico. Anche perché Mangia aveva sempre in testa il 4-4-2. Una trattativa sotto traccia e conclusa senza costi per il Palermo grazie anche a un piccolo inganno, usando Luca Rigoni come cavallo di Troia. Perché Rigoni ha lo stesso procuratore di Donati, Andrea D’Amico. Dunque il Palermo ha chiesto a lungo Rigoni al Chievo (sapendo che il club scaligero avrebbe preteso la luna e non se ne sarebbe fatto nulla) per mandare attraverso il procuratore un messaggio di questo tipo a Donati e al Bari: non tirate troppo sul prezzo perché altrimenti ci buttiamo su altri obiettivi. Tutto ha funzionato al meglio. Il Bari, che non splende per ricchezza, ha ceduto gratis il giocatore al Palermo accontentandosi di sgravare il proprio foglio paga di un ingaggio netto di 750.000 euro, pesantissimo per la serie B; Donati pur di non perdere la serie A ha accettato il trasferimento riducendosi l’ingaggio a 550.000 euro. Che non sono bruscolini, tanto più se si prendono con cadenza mensile e non semestrale. Tutto è bene quel che finisce bene, la morale è che certe volte il valore dei calciatori non è dato soltanto da quanto vengono pagati, il Palermo deve a un trentenne arrivato gratis e all’intuito di Cattani se oggi il suo campionato ha cambiato strada. Sarebbe utile tenerlo in mente per il futuro.
Caricamento commenti
Commenta la notizia