PALERMO. La Grande sfida tra Palermo e la capolista Milan sta tutta in una serie di numeri, a cui, invertendo la consuetudine, affidiamo il compito di smorfiare la partita.
Il primo numero è il 5. Come le sconfitte di fila del Palermo. Un record assoluto per i rosa nell’era Zamparini, una deriva che ha precluso ai rosanero ogni ambizione di Champions, che li ha fortemente ridimensionati, ma che tiene aperta la porta per l’Europa League. Mettere insieme la sesta sconfitta consecutiva sarebbe un disastro, Zamparini potrebbe avere qualche ripensamento sul cambio di allenatore, benchè a Genova Cosmi abbia restituito alla squadra cuore e compattezza. Dunque oggi conta anzitutto il risultato, ma anche la prestazione. Cinque sono anche i punti di vantaggio del Milan sull’Inter, possiamo dire che oggi il Palermo può imporre una svolta alla sfida per lo scudetto, avrà dalla sua il tifo del popolo nerazzurro. Il secondo numero da tenere in considerazione è il 3. Tre come le sconfitte consecutive del Milan a Palermo. Il Diavolo è tra i bersagli prediletti dei rosa (che due volte hanno vinto anche Milano negli ultimi tre anni). Nel complesso cinque vittorie nelle ultime sei gare per il Palermo, quelle in casa segnate da un atteggiamento più che aggressivo. Lo stesso atteggiamento che la squadra di Cosmi dovrà assumere oggi, perchè se lascerà che il Diavolo imponga il suo palleggio in mezzo al campo (dubbio Boateng-Flamini) non avrà scampo. Tre sono anche gli assenti importanti della partita. Ibrahimovic nel Milan, Cassani e Bovo nel Palermo. Nulla da dire sulla forza dello svedese, che contro il Palermo ha segnato quasi sempre. Senza Ibra il Milan perde profondità, non potrà giocare palla lunga. Ma senza Bovo e Cassani, due nazionali, il Palermo deve rivoluzionare una fase difensiva già precaria. Goian rientra dopo oltre tre mesi, Migliaccio è un difensore «prestato», Muñoz ha solo vent’anni.
Quattrocentodue sono i minuti di «astinenza» del Palermo. Senza contare i recuperi. L’ultimo gol lo ha segnato Nocerino alla Fiorentina mille anni fa. Se una squadra brava principalmente ad attaccare non segna più è la fine. La crisi del gol ha il volto di Javier Pastore, quello di Josip Ilicic (che anche oggi dovrebbe partire dalla panchina), di Abel Hernandez, di Mauricio Pinilla e di Fabrizio Miccoli. Una batteria di attaccanti straordinaria, ma che per vari motivi s’è bloccata frenando la corsa del Palermo. Oggi Cosmi dovrebbe riproporre il modulo a due punte, con Pastore trequartista alle spalle di Miccoli e Pinilla, che comunque resta in ballottaggio con Hernandez.
Questo è il modulo per il quale era stato costruito il Palermo e che per adesso esclude Ilicic. Tranne che a sorpresa il tecnico di Perugia (che debutta al Barbera dopo i due ko esterni di Roma e Genova) non decida di schierare lo sloveno esterno destro a centrocampo. Ruolo che svolgeva nel Maribor, che però adottava una difesa a quattro. Se Ilicic gioca oggi a centrocampo in fase di non possesso può trovarsi sulla linea dei difensori. Certo è un rischio, ma rinunciarvi a favore di Darmian può essere un rischio ancor maggiore.
Sette sono le sconfitte consecutive del Palermo con Tagliavento col quale, al contrario, il Milan non ha mai perso. Le due performances stagionali del fischietto di Terni sono inquietanti. A Brescia fischiò un rigore molto dubbio a Muñoz, a Cagliari convalidò il gol in evidente fuorigioco di Matri. Una designazione di cui avremmo fatto volentieri a meno, se non altro per motivi statistici. Se una squadra che viene da cinque sconfitte di fila viene diretta da un arbitro con cui ha perso le ultime sette gare quantomeno deve andare in campo con i corni rossi in tasca. Il capitolo arbitri del resto quest’anno è doloroso. A proposito di Milan all’andata Banti fu protagonista di una prestazione vergognosa (rigore di Boateng etc.) e fino a domenica scorsa a Genova il Palermo è stato penalizzato ingiustamente. Inutile dire che oggi Tagliavento può avere un ruolo decisivo.
Trentamila infine dovrebbero essere i fans rosanero stasera sugli spalti del Barbera. Nè record, nè tutto esaurito, ma tornare a riempire lo stadio dopo lo 0-7 con l’Udinese è un bel gesto di affetto. In poche piazze d’Italia una sconfitta tanto pesante, tanto umiliante, peraltro in casa, sarebbe stata «incassata» in questo modo. Un segnale ben preciso a squadra, tecnico e presidente. Palermo a modo suo sa essere speciale. Ed è facile immaginare che solo i trentamila del Barbera potranno aiutare questa squadra frastornata e modificata a ritrovare se stessa. Per dare un senso a questo finale di campionato.