Era un «mondo opposto» ai cittadini che volevano vivere nella legalità, ai cittadini che avevano il desiderio di denunciare. Un “mondo opposto” nei confronti dei magistrati e delle forze dell’ordine per i quali manifestavano disprezzo e odio.” Il procuratore della Repubblica di Caltanissetta Salvatore De Luca che ha coordinato le indagini traccia un’analisi del fenomeno mafioso in provincia di Caltanissetta e in particolare dalla pericolosità della famiglia gelese.
Lei ha detto che il mandamento di Gela è uno dei più pericolosi mandamenti mafiosi in Italia ci dice perché?
«Perchè un mandamento mafioso di Cosa Nostra dove è presente anche la Stidda. Dove vi è una grande disponibilità di armi e la volontà di utilizzarle nel caso in cui fosse necessario secondo le dinamiche e l’ottica criminale»
Ha parlato di un’operazione eseguita per evitare un grande spargimento di sangue...
«Il progetto omicidiario era quasi in fase esecutiva avevano si può dire le pistole in mano. Rispetto a 30 anni fa però quando l’imprenditore che denunciava era un uomo morto adesso lo Stato c’è, controlla il suo territorio, lo stato è in grado di impedire che delle persone innocenti vengano uccise»
Dalle dinamiche che hanno portato agli arresti, è chiaro che è una mafia che non dimentica. Cosa Nostra non dimentica non perdona e chi parla è un uomo morto, secondo la logica corleonese. Esiste ancora quella mafia?
«Cosa Nostra è uguale a se stessa da sempre. Non è un comitato d’affari, non è un mondo di mezzo, non è mafia liquida, Cosa Nostra si adegua ai tempi sfrutta le tecnologie e si tuffa nei nuovi affari anche usando tecnologie modernissime, ma il Dna è lo stesso di 160 anni fa. L’intimidazione data dall’associazione mediante quando è necessario dalla violenza più efferata. Cosa Nostra non ha bisogno di mandare il killer dall’aria aggressiva e sanguinaria basta che vada un vecchietto sorridente e dica: C’è bisogno dei soldi per i carcerati e tutti sanno che dietro c’è Cosa Nostra. È questa la forza del vincolo associativo non è necessaria un persona che intimidisca ad hoc tutti sanno che cos’è l’associazione e quali potrebbero essere le conseguenze. Avrebbero potuto essere le conseguenze perché ripeto le cose nel tempo sono cambiate molto e anche i mafiosi questi presunti uomini d’onore dovrebbero capirlo. Lo Stato c’è».
Lei ha fatto due richieste specifiche l’istituzione di nucleo scorte all’interno delle forze di polizia che non lo hanno e la seconda di ancora ulteriore personale ce lo motiva?
«Come ho già detto le forze di polizia giudiziaria per assicurare la protezione dell’imprenditore oggetto del progetto omicidiario hanno dovuto fare dei sacrifici nel senso di destinare persone che erano necessarie per le indagini alla protezione del soggetto è ovvio che la tutela della vita umana ha la priorità su tutto però sarebbe opportuno che non venissero distolte le forze di polizia che fanno le indagini mediante la costituzione ed il rafforzamento mediante delle sezioni nuclei scorte che già ci sono. La presidente Meloni con cui ho parlato ha confermato la specificità del distretto giudiziario di Caltanissetta».
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