PALERMO. Nessuno sconto di pena per Salvatore Maniscalco, accusato di avere ucciso la moglie Concetta Conigliaro nell’aprile del 2014. Nonostante lo stesso pg Giuseppe Fici avesse chiesto una riduzione da 20 a 16 anni per l’attenuante della provocazione (l’imputato sarebbe stato provocato dalla moglie che lo picchiava), la corte d’assise d’appello di Palermo ha deciso di confermare la condanna di primo grado nel processo che si è svolto con il rito abbreviato. Salvatore Maniscalco, arrestato pochi mesi dopo la scomparsa della moglie, è solo in parte reo confesso. Ha cambiato molte volte la sua versione dei fatti, dicendo alla fine che Concetta sarebbe morta sbattendo la testa dopo l'ennesima lite in casa e lui, solo per paura, avrebbe deciso di disfarsi del corpo bruciandolo e trasportandolo in campagna. La corte ha anche confermato la condanna di Antonio Caltagirone che avrebbe aiutato Maniscalco a disfarsi del cadavere, mentre è stato assolto Vincenzo Caltagirone (condannato in primo grado a tre anni) per non aver commesso il fatto. Fu lo stesso Maniscalco a condurre i carabinieri, coordinati dai pubblici ministeri Gianluca De Leo e Ilaria De Somma, sul luogo del macabro ritrovamento, in contrada Giambascio, lungo la strada che da San Cipirello conduce a Partinico. A rappresentare la difesa del tutore delle due figlie di Concetta Conigliaro, l'avvocato Roberta Pezzano.