TARANTO. Il suo corpo è rimasto schiacciato tra il rullo e il nastro trasportatore nell'area esterna dell'Afo4 dello stabilimento Ilva di Taranto, stritolato dagli ingranaggi. Un'operazione routinaria di manutenzione all'impianto si è trasformata in tragedia. È morto così, poco prima delle 7 di questa mattina, un operaio della ditta d'appalto Steel Service, Giacomo Campo, 25enne di Roccaforzata (Taranto). Un incidente spaventoso avvenuto sotto gli occhi dello zio della vittima, che fa parte della stessa ditta, e di altri colleghi. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha commentato con sdegno la notizia di questo incidente - e di quello, a Roma, dove è morto un altro operaio - sottolineando che "ogni morte sul lavoro costituisce una ferita per l'Italia e una perdita irreparabile per l'intera società. Non è ammissibile - ha detto - che non vengano adeguatamente assicurate garanzie e cautele per lo svolgimento sicuro del lavoro". La dinamica dell'ennesimo infortunio nello stabilimento siderurgico pugliese non è ancora chiara. La stessa Ilva, nell'esprimere cordoglio ai familiari dell'operaio, ha riferito che il nastro, danneggiato a seguito di un taglio longitudinale, era stato fermato nella notte per consentire l'intervento di riparazione e, "come da procedura aziendale", era stato "privato di alimentazione elettrica". Qualcosa però non ha funzionato. Nonostante "l'applicazione di tutte le misure di sicurezza - ha aggiunto l'azienda, dopo aver riunito il comitato di crisi, composto dai commissari, dal management e dai tecnici della società - durante le attività di rimozione del materiale ferroso che si era depositato sul rullo di invio, effettuate dall'operatore con un tubo aspirante, il nastro si è attivato e lo ha trascinato". I sindacati ipotizzano un problema di natura meccanica. "È possibile - sostengono delegati della Fiom Cgil - che il contrappeso, quando è stato tolto il minerale, non sia stato tirato su, consentendo al rullo di muoversi e di trascinare l'operaio". Le complesse e strazianti operazioni di recupero del corpo da parte dei vigili del fuoco sono durate oltre sette ore. Sul posto anche i tecnici dello Spesal (il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell'Asl) e i carabinieri. L'area è stata interdetta dalla magistratura, che ha aperto un'inchiesta per accertare le responsabilità. Le segreterie Fim, Fiom, Uilm e Usb in maniera congiunta hanno proclamato da mezzogiorno uno sciopero dei lavoratori dell'Ilva che proseguirà fino alle 7 di domani. In seguito i sindacati, che da settimane denunciano difficoltà organizzative, problemi di sicurezza negli impianti, e la carenza di dispositivi di protezione individuale nell'area a caldo come le tute ignifughe e caschi, sono stati convocati in prefettura per un incontro cui ha partecipato il viceministro allo sviluppo economico Teresa Bellanova. "C'è una necessità urgentissima - ha chiarito l'esponente del governo - di comprendere come sia potuta accadere questa tragedia. In questa direzione siamo già impegnati con i vertici dell'azienda". Si tratta del settimo incidente mortale dal sequestro dell'area a caldo, il quarto da quando l'azienda è commissariata, ma dall'apertura del centro siderurgico secondo alcune fonti sarebbero circa 500 i decessi. "La morte dell'operaio Giacomo Campo - ha commentato il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti - mi addolora profondamente. Mi stringo ai suoi cari e alla sua comunità". Per il segretario nazionale della Uilm Rocco Palombella siamo di fronte a "un tributo inaccettabile in un sito che deve essere governato concretamente dal punto gestionale, operativo e della sicurezza". Secondo il segretario generale della Fim Marco Bentivogli "è assurdo, inaccettabile, una vergogna per tutto il Paese, morire di lavoro nel 2016". Al problema sicurezza si aggiunge per Taranto l'emergenza sanitaria e ambientale. Durissimo il commento, postato su Facebook, del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: "La fabbrica è troppo vecchia e insicura. Ci ha portato ancora una volta via un giovane di soli 25 anni. Il dolore della Puglia - ha detto Emiliano - diventa rabbia incontenibile. La vergogna ricada su chi ha impedito per legge alla Magistratura di pretendere la messa in sicurezza dello stabilimento con legge dello Stato. La stessa vergogna - ha osservato infine il governatore nella sua reprimenda - ricada su coloro che consentono per legge il funzionamento della fabbrica che uccide i tarantini con il suo inquinamento. La nostra pazienza è finita".