Domenica 17 Novembre 2024

Maltempo in Sicilia, Chiarelli: «Una tragedia, per gli agricoltori danni per 300 milioni»

PALERMO. Circa 300 milioni di euro. Si traduce così il pesante bilancio dei danni provocati dal maltempo delle ultime settimane all'agricoltura in Sicilia. Vigneti e frutteti distrutti, perdita dei frutti e intere piante sradicate. A tracciarlo è la Coldiretti Sicilia. «È una tragedia, un' ecatombe - spiega Alessandro Chiarelli, presidente di Coldiretti Sicilia - Un danno enorme per chi ha perso tutto, ma anche per coloro che quest' anno e l' anno prossimo non potranno produrre». Nel mirino delle correnti monsoniche, la zona dell' agrigentino, quella di Catania e anche Messina. Molte le strade provinciali impraticabili che impediscono agli agricoltori - quasi tutti senza un' assicurazione di raggiungere ciò che rimane dei propri campi. L' unica speranza rimane il Psr 2014-2020, il Programma di Sviluppo Rurale, che prevede fondi comunitari che ammontano a 2 miliardi e 300mila euro. Al momento, però, bloccati. Presidente, il brutto tempo delle scorse settimane ha provocato dei danni notevoli all' agricoltura siciliana. In cifre, di quanto si parla? «Quando parliamo di danni, possiamo considerare il danno da pioggia che è un danno relativo, ma quando si parla di eradicazione di piante, il danno diventa strutturale. Quando parliamo di un tendone che cade a terra con tutta la copertura, il danno non è più riparabile. Sono danni che costano 5 anni. Noi stimiamo che il danno vada oltre i 250 milioni di euro, circa 300. In generale, solo i danni agricoli. Si parla di perdere, quindi, il prodotto pendente che ha prodotto durante l' anno la vigna stando coperta. È dunque un ecatombe, una tragedia che si va a sommare alle difficoltà di mercato, di vendita e alle enormi incertezze politiche che vive questa regione da troppi anni». Si parlava di almeno 50 ettari di terreno persi nell' agrigentino. Ce ne sono altri? «Se consideriamo quelli che sono divelti e abbattuti, sì sono circa una 50ina di ettari. Però faremmo un torto a tutte quelle aziende che di fatto non sono in queste condizioni catastrofiche, ma che in verità si trovano in condizioni di quasi alluvione, per cui non hanno avuto la disgrazia di perdere tutto, ma hanno perso comunque il prodotto. E le piante che non hanno subito il torto di non essere abbattute completamente quando produrranno? Un terzo, perché è chiaro che sono state talmente maltrattate che poi l' annata prossima è compromessa. Un danno enorme per chi dovrà estirpare e ha praticamente perso un capitale e deve ricostruire tutto, e un danno per chi non ha perso tutto ma non produrrà quest' anno e il prossimo anno». Sono danni riparabili? E quanto tempo servirà per recuperare tutte le perdite? «Se potessimo dire che tra 6 mesi parte il Psr e andremmo a reimpiantarli, avremmo certezza che nell' arco di 3 o 4 anni potremmo riavere la produzione. Ma tutto questo con un Psr ancora bloccato, con un' incertezza della start-up di questa misura- che dovrebbe produrre 2 miliardi e 300mila euro, ovvero la somma che l' europa ci ha destinato e che sono assolutamente bloccati - non può succedere». E sui danni futuri? «Appunto, il problema vero è che nel conteggiare il danno, bisogna tenere conto del danno di oggi e del danno che produrrà nel prossimi anni. Vigneti caduti a terra e divelti in piena produzione, avrebbero potuto produrre per altri 10 anni. Il danno è enorme e nei prossimi anni si riporterà la perdita». Molti imprenditori e agricoltori non riescono nemmeno a raggiungere i propri campi... «C' è un problema anche serio di viabilità dovuto al fatto che le vecchie province regionali non fanno più manutenzione, né ordinaria né straordinaria. Tutto questo ha portato ad una situazione incontrollabile, dove molti di questi luoghi sono ormai fisicamente irragiunbili per giorni, e se pensiamo che anche qui esistono allevamenti, greggi eccetera, ci saranno anche qui danni enormi non ancora qualificabili. Ma sicuramente stanno danno un disagio economico e anche personale a tutte quelle aziende e famiglie che di questo vivono. Dobbiamo distinguere i danni materiali quantificabili in milioni di euro, ma anche i danni morali e di mortificazione che l' imprenditore può provare». Quali sono le province che hanno subito più danni? «La zona di Agrigento è stata maggiormente colpita, la zona di Vittoria, dell' Alto Ibleo e quella di Catania hanno anche subito qualche colpo. Ma ci sono altre zone colpite che sicuramente che avranno ricadute economiche negative di forte impatto». La paura di alcuni è un conseguente aumento dei prezzi. È possibile? «Questo non succederà. Quantifichiamo milioni di euro perché teniamo conto anche di quelle vigne, come quelle della pesca tardiva della zona di Bivona, che sebbene non abbiano avuto il danno della decimazione della pianta, hanno però dubito un maltrattamento delle uve. Perché sì, l' uva è rimasta attaccata, ma è ferita è macchiata. E commercialmente chi va a comprare guarda meno alla sostanza di ciò che è il prodotto, e più "all' occhio". Quindi quest' uva, ad esempio, sarà preda di commercianti che senza scrupoli abbasseranno ancora il prezzo. Quando è così, al contrario, si verifica lo sciacallaggio». Perché? «Perchè quel poco che rimane non è sano. Basta che in una cassetta, due chicchi sono in cattive condizioni, il commerciante non la compra perché dovrebbe buttarne la metà. Nella frutta il contuso non è apprezzato». In una fase così critica, l' instabilità politica che regna attualmente non migliorerà le sorti della situazione. Senza assessore, c' è anche il rischio di perdere gli aiuti comunitari? «In una situazione così instabile e volatile relativa ai mercati, per cui noi Coldiretti stiamo puntando tutta la nostra forza e azione sindacale nella leicità delle filiere a cui chiediamo trasparenza e certezza di origine, avremmo bisogno - per contrastare queste volatilià di mercato e incertezze economiche che sono in buona sostanza a danno del mondo agricolo - di una enorme forte, coesa e univoca azione da parte del governo». Eppure il vostro settore sta crescendo? «Sì, il mondo agricolo sta crescendo in termini di occupazione del 10/15 per cento, acclarato dai dati Istat e dall' Inps. L' esigenza morale dite nere in piedi un governo stabile con gli assessori, dal primo giorno all' ultimo della legislatura, è quantomeno attuale. Dove non ricorrono queste condizioni, si ridia la parola ai cittadini per ricomporre immediatamente una classe dirigente che possa dare stabilità alla nostra regione». Che cosa chiedete con urgenza alla politica siciliana? «Abbiamo bisogno di un dirigente generale all' assessorato all' agricoltura competente, che traghetti immediatamente il Psr a futura operatività entro e non oltre gennaio. Non permetteremo a nessuno di far disperdere il lavoro fatto».

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