MILANO. «Oggi nel mondo circa 800 milioni di persone soffrono di fame cronica e più di due miliardi di persone sono malnutrite. Eppure ogni anno,1,3 miliardi di tonnellate di cibo viene sprecato mentre le risorse della terra, le foreste e i mari sono sfruttati in modo insostenibile»: parte da questo la Carta di Milano, il documento su diritto al cibo e all'acqua che intende essere l'eredità di Expo. Qualcuno lo ha definito un protocollo di Kyoto dell' alimentazione ma in realtà è qualcosa di più. Il protocollo di Kyoto era un impegno fra Paesi. Qui a prendere in primissimo luogo l'impegno è la gente che dal primo maggio ha potuto sottoscriverlo all'esposizione universale a Palazzo Italia o online sul sito della carta. Sono oltre 50 i Capi di Stato e di Governo che lo hanno firmato a Milano e oltre un milione le persone che lo hanno sottoscritto prima che, lo scorso 16 ottobre, il testo venisse consegnato al segretario dell'Onu Ban Ki-moon. «Noi donne e uomini, cittadini di questo pianeta - recita la carta presentata - sottoscriviamo questo documento per assumerci impegni precisi in relazione al diritto al cibo che riteniamo debba essere considerato un diritto umano fondamentale». E anzi «consideriamo una violazione della dignità umana il mancato accesso a cibo sano, sufficiente e nutriente, acqua pulita e di energia». L'impegno del singolo è a non sprecare e a «consumare solo le quantità di cibo sufficienti al fabbisogno», a riciclare e rigenerare, tener conto dell'impatto sull'ambiente. Gli impegni però riguardano anche le associazioni, cioè la cosiddetta società civile, e le imprese chiamate a rispettare l'ambiente e favorire forme di lavoro che non sfruttano ma contribuiscono alla realizzazione delle persone. E poi ci sono le richieste ai governi, per garantire il diritto al cibo, tutelare suolo, puntare sulla ricerca, combattere gli sprechi.