PALERMO. Le prime quattro società sono state depennate, cancellate per sempre. Per altre tre, formalmente chiuse, è solo questione di giorni prima di scomparire dai registri. Ventiquattro i dipendenti licenziati. Altre quattro aziende sono in bilico per via delle nuove norme nazionali: una potrebbe chiudere i battenti nel 2016 perché ha più amministratori che dipendenti e altre tre saranno liquidate se non metteranno a posto i bilanci entro l’anno, col rischio di altri 92 licenziamenti.
Eppur si muove, dunque: il piano di riordino delle società partecipate della Regione, voluto dal governo Renzi e varato dall’assessore Alessandro Baccei e dal presidente Rosario Crocetta, compie un notevole passo avanti. Si attende solo il via libera del governo che lascerà in vita meno di dieci aziende ritenute strategiche, in un settore che conta oltre 7.300 dipendenti e negli ultimi cinque anni, secondo la Corte dei Conti, è costato alla Regione un miliardo e 315 milioni.
Dallo scorso settembre, quando è stato creato l’ufficio speciale per la chiusura delle liquidazioni guidato da Grazia Terranova, è stato raggiunto un risultato storico: la chiusura delle prime 4 delle 12 società poste in liquidazione (spesso da tempo immemore). Scompaiono Quarit, Sicilia Innovazione, Sicilia Turismo e Cinema (l’ex Cinesicilia), e Lavoro Sicilia. Ormai è fatta anche per Siace, in liquidazione addirittura dal 1985, e il Ciem: è solo questione di dettagli tecnici. Sicilia e-Ricerca chiuderà invece a fine anno al termine di un progetto finanziato con fondi comunitari.
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