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Regionali, D’Alia: «Serve una vera riforma, solo l’efficienza ci farà svoltare»

«A settembre prima della legge di stabilità bisognerà affrontare la riforma della pubblica amministrazione. I dipendenti vanno trasferiti dove è più utile alla Regione. Per sostenere il percorso delle riforme possiamo pensare anche a ritocchi in giunta e alla collaborazione attiva del Nuovo Centrodestra». Lo afferma Gianpiero D’Alia, presidente nazionale dell’Udc ed ex ministro della Pubblica amministrazione.

L’ennesimo atto di interpello che rischia di andare a vuoto ha riaperto la questione della burocrazia regionale ingessata. Qual è la sua posizione?

«Credo che il prossimo appuntamento di settembre su cui concentrare l’attenzione sia la riforma della pubblica amministrazione. Abbiamo una grande opportunità per portare avanti questa un’operazione di cambiamento del sistema ed è soprattutto l’approvazione in via definitiva della riforma Madia che riscrive sostanzialmente il rapporto di lavoro dei dirigenti e introduce norme che rendono più efficiente il procedimento amministrativo, consentendo inoltre una progressiva riduzione delle società partecipate. La semplificazione amministrativa passa anche dal trasferimento delle funzioni ai liberi consorzi».

Pensa sia possibile discuterne già a settembre?

«Credo che debba essere data priorità a questo tema e mi pare che il presidente Crocetta abbia colto in maniera chiara l’invito a riproporre le norme che l’ex assessore Valenti aveva già predisposto in materia di semplificazione».

Cosa prevede la riforma che proponete?

«Si introduce il silenzio assenso in modo da facilitare l’attività di impresa imponendo sforzi e assunzioni di responsabilità alla macchina amministrativa. Quindi si riorganizzare il contratto di lavoro pubblico prevedendo come nel resto d’Italia la possibilità del demansionamento e introducendo maggiore flessibilità del rapporto di lavoro, in modo da poter utilizzare il personale in eccesso nei settore dove è indispensabile. Ci sono ad esempio i musei e le riserve da tenere aperti, settori dove c’è bisogno di personale riqualificato e formato in maniera specifica. Infine è fondamentale lavorare sulle società partecipate e introdurre le norme varate a livello nazionale che consentono la chiusura degli enti che hanno chiuso in deficit per più di tre esercizi. Inoltre, sempre nell’ambito della riforma della pubblica amministrazione, occorre definire il problema dei precari, questione che deve essere oggetto di discussione tra Stato e Regione».

Come definire la vertenza dei precari degli enti locali?

«Lo Stato dal 2010 in poi ha sempre consentito la proroga e la stabilizzazione a condizione che avvenisse con risorse regionali nell’ottica di un piano di risanamento. Se vi sono difficoltà è perchè in Sicilia c’è un numero superiore a quello del resto d’Italia ed è difficile assorbire tutto questo personale. Per questo bisogna coinvolgere i deputati siciliani della maggioranza a Roma per sostenere un percorso di definizione delle regole che possa aiutare questa platea di precari. Se c’è la volontà si può affrontare e definire la questione già a settembre, prima che si apra la sessione di bilancio».

Crede che le attuali regole sul trasferimento d’ufficio nel raggio di cinquanta chilometri siano insufficienti?

«Obiettivamente se applicate migliorerebbero la condizione dell’amministrazione. Ma adesso su questo argomento si registra il salto di qualità politico dell’Ars e del governo. Da un mese e mezzo a questa parte c’è un nuovo modo di concepire l’attività dell’Assemblea e della maggioranza e questo potrà dare un nuovo impulso all’attuazione delle riforme. Anche perchè se funziona la macchina amministrativa, tutto il resto diventa più efficace, a partire dalla spesa dei fondi europei».

Fino ad oggi il tema della mobilità si è scontrato però con la posizione dei sindacati. Crede dunque che una maggioranza più solida possa favorire il dialogo?

«Col sindacato serve un rapporto di confronto e collaborazione, ma alla fine una decisione va presa perchè nessuno può pensare di avere il potere di interdizione e veto».

Anche in vista del pensionamenti anticipati si è tornato a discutere di nuovi concorsi alla Regione. Nuove assunzioni possono risolvere il problema del personale?

«Non penso che possiamo parlare di nuovi concorsi, mi sembra eccessivo in questa fase. Dobbiamo utilizzare le risorse che abbiamo al meglio, valorizzando le professionalità e formando il personale in base alla necessità. Ma va assunto come principio cardine quello che siccome abbiamo più personale delle altre regioni, dobbiamo utilizzarlo al meglio potenziando i servizi che lo richiedono».

Perchè questa dovrebbe essere la volta buona per applicare questo principio?

«Ritengo sia un banco di prova su cui alla ripresa misureremo la volontà della maggioranza di andare avanti sulla linea delle riforme che servono per modernizzazione la Sicilia. Crocetta mi pare abbia posto questo tema e ci fa piacere perchè lo poniamo da due anni».

Dunque crede che il governo possa continuare fino alla fine della legislatura?

«Io credo che questo governo e questa maggioranza possano arrivare a fine legislatura se faranno le cose che servono alla Sicilia a partire dalla riforma della pubblica amministrazione».

Intanto manca ancora l’assessore alle Attività produttive, l’Udc ha qualche riserva sul nome di Fiumefreddo che Crocetta intende nominare?

«Problemi sui nomi non ne abbiamo, è sulle cose da fare che ci concentriamo. Se aiuterà a portare avanti le riforme che ben venga, altrimenti non sarà un nome a cambiare il destino della legislatura».

I rapporti tra Pd, Udc e Crocetta sono dunque rinsaldati?

«Penso che il tema del governo sia collegato a ciò che politicamente si vorrà fare e l’occasione migliore per staccare un tagliando politico e amministrativo si presenterà proprio a settembre, quando si discuterà e si deciderà sul rinnovo delle commissioni parlamentari. Allora, se ci saranno da fare correttivi nel governo, si potranno fare avendo chiaro il percorso. Cioè tutto deve essere fatto nella logica delle cose da fare e da approvare».

Possibile pensare a un allargamento della coalizione già da settembre?

«Abbiamo un’alleanza politica col Pd e Crocetta e abbiamo il dovere di renderla efficiente. A mio avviso il modello migliore è quello della maggioranza che sostiene Renzi con la collaborazione attiva del Nuovo Centrodestra. Alla ripresa verificheremo se questa disponibilità del Nuovo Centrodestra c’è o no in Sicilia. Ma ripeto, qualunque cosa non va vista in astratto nella logica delle coalizioni ma in concreto, sulla base del percorso da sostenere. E per noi una delle priorità è la riforma della pubblica amministrazione».

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