PALERMO. I vecchi corsi di formazione sono terminati a giugno, i nuovi non partiranno prima del prossimo mese di gennaio e durante tutto questo periodo migliaia di lavoratori del settore non potranno contare su alcun ammortizzatore sociale così come stabilito lo scorso anno da Roma. Anzi, il rischio è che gli enti decidano di interrompere i rapporti di lavoro non avendo alcuna commessa. I sindacati hanno chiesto al governo nazionale di aprire un tavolo di crisi sui problemi del settore e hanno trovato in questa lotta il sostegno degli assessori alla Formazione e al Lavoro, Mariella Lo Bello e Bruno Caruso.
Di crisi, la formazione professionale ne ha vissute tante, ma questa volta, secondo gli addetti ai lavori, il settore sembra essere sprofondato nel baratro per non risollevarsi più. Dei circa ottomila lavoratori iscritti all’albo regionale solo tremila sono ancora alle dipendenze di enti in attività mentre poco più di tremila sono rimasti senza occupazione a causa di inchieste e crisi finanziarie che hanno colpito le sigle di riferimento. Poi ci sono i 1.800 formatori specializzati in orientamento al lavoro, gli ex sportellisti, che ancora attendono l’avvio di progetti nei quali saranno utilizzati.
L’assessore Lo Bello chiarisce la strategia del governo: «In attesa che l’Ars approvi la riforma, che speriamo entri in vigore il prossimo anno, dobbiamo garantire le attività sulla base delle vecchie regole. Il 7 agosto pubblicheremo due bandi. L’Avviso 1, che mette a disposizione 155 milioni per consentire agli enti di avviare nuovi corsi, e l’Avviso 2 su seconda, terza e quarta annualità dei corsi per l’obbligo d’istruzione. Queste due misure - sostiene Lo Bello - consentiranno agli enti di assorbire tutto il personale».
L’Avviso 1 ricalcherà in gran parte il vecchio Avviso 20 che per tre anni ha finanziato con fondi comunitari la formazione professionale siciliana. Tra le novità è prevista la cancellazione del limite provinciale di ore che potevano essere finanziate. Sarà abolito anche il limite di ore che gli enti possono ottenere come finanziamento. Due mosse per consentire agli enti rimasti di utilizzare più risorse per salvare il numero maggiore di lavoratori.
Il bando sta per essere definito ma il settore è in fibrillazione. Paolo Genco, presidente dell’Anfe e a capo di Forma, l’associazione degli enti storici, spiega che «i tempi sono lunghi. Dopo la pubblicazione passeranno 60 giorni per la consegna dei progetti, poi almeno 30 giorni per la valutazione, poi ci sarà la pubblicazione della graduatoria. Presumibilmente i primi decreti arriveranno a dicembre e le attività non inizieranno prima di gennaio. Cosa faranno i lavoratori in tutto questo tempo?». Genco lancia quindi l’allarme: «Non svolgiamo attività dal 30 giugno, non ci sono più risorse. Tenere il personale e non pagarlo è una follia. Stiamo sopravvivendo con le attività di Garanzia giovani e con la formazione mirata, riusciamo appena a pagare i contributi, ma presto rischiamo di ricorrere a soluzioni drastiche, anche perchè non sappiamo quante ore avremo finanziate e se riusciremo a coprire i costi del personale». Gli enti stanno tentando di chiedere la cassa integrazione per il personale, ma i sindacati sono molto scettici perchè dall’agosto agosto il governo nazionale ha escluso gli enti di formazione dal beneficio. «Oggi non esiste un ammortizzatore che copra la mancata attività dei formatori» dice Giuseppe Raimondi della Uil. E Giovanni Migliore della Cisl spiega che «è fondamentale aprire un confronto su un percorso regionale che individui tutte le azioni da portare a Roma». Così i sindacati hanno chiesto l’apertura di un tavolo di crisi al governo nazionale sperando che il ministero riveda la posizione e garantisca aiuti per il settore.
A pesare come un macigno è anche il ritardo con cui il ministero dell’Economia sta erogando i 175 milioni di cui fanno parte le somme della cassa integrazione in deroga del 2014, attesa da 23 mila persone, e altri 35 milioni per le attività dei 1.800 ex sportellisti. «È un ritardo inspiegabile - dice Raimondi - queste sono somme della Regione e ad attenderle ci sono pure 5 mila a rischio espulsione». In bilico pure i tremila formatori il cui ente di appartenenza è stato chiuso a causa di crisi finanziaria o inchieste giudiziarie. Dai 500 dell’Enfap agli 800 dello Ial passando per i 120 dell’Ecap ai mille del Cefop, per questa platea neanche l’avvio dei nuovi corsi potrebbe bastare. «Tocca alla Regione trovare una soluzione - dice Genco - questi lavoratori senza ente sono iscritti a un albo dal quale bisogna attingere solo se c’è necessità di personale, ma non è una garanzia occupazionale. Dire che tutti i lavoratori saranno salvati è solo utopia». Per salvare almeno 1.400 di questi lavoratori, il governo aveva ideato nel 2013 il progetto Prometeo da affidare al Ciapi di Priolo. A distanza di due anni, il Ciapi è stato costretto a ripubblicare una nuova graduatoria in seguito ad alcuni ricorsi al Cga.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia