Lunedì 23 Dicembre 2024

Giurano i neo-ministri, nuovo Governo entra in carica. Lunedì riaprono le banche

Grecia: rimpasto, compiuto giuramento nuovi ministri

ATENE. Fatti fuori i dissidenti, la nuova squadra di governo di Alexis Tsipras ha giurato ieri nel palazzo presidenziale davanti al capo dello stato, Preokopis Pavlopoulos. In tre, tra i quali il nuovo viceministro delle Finanze Alexiadis Trifonas, hanno scelto il rito religioso, con l'assistenza del pope metropolitano. Gli altri sette, a cominciare da Panos Skourletis, il nuovo ministro per la produzione e l'energia che ha preso il posto del dissidente Panagiotis Lafazanis, e da Olga Gerovasili, nuova portavoce al posto di Gabriel Sakellaridis e primo volto femminile nella compagine del governo, hanno optato per la formula civile. «Il motto del governo sarà 'lavoro, lavoro, lavoro», ha promesso il nuovo viceministro per la Difesa, Demetris Vitsas. Programma ovvio, per un governo che di fatto ha davanti quattro-cinque mesi per non vedere evaporare il consenso conquistato nonostante la spaccatura con l'ala «neo comunista-stalinista» guidata dall'ormai ex ministro dell'energia, Panagiotis Lafazanis, e da Yanis Varoufakis, che a Bruxelles è stato marchiato a fuoco con l'appellativo di «ministro delle finanze più costoso della storia». L'ex ministro centauro anche oggi è tornato all'attacco. Le riforme concordate, o meglio imposte, dall'Eurozona alla Grecia «saranno un fallimento», ha sostenuto in una intervista alla Bbc. Il Greekment, come ormai è stato ribattezzato su Twitter, «passerà alla storia come il più grande disastro della gestione macroeconomica mai avvenuto». Ed ha aggiunto che : «Questo programma fallirà chiunque avrà la responsabilità della sua messa in opera». Ma mentre lunedì nel paese riapriranno le banche ed i greci faranno già i conti con la nuova Iva, la maggioranza è con  Tsipras. Un sondaggio pubblicato dal quotidiano 'Efimerida Ton Syntakton' attribuisce alla Syriza senza l'ala radicale il 42,5% dei consensi e, soprattutto, la maggioranza assoluta dei seggi: 164 su 300. Con i democristiani di Nea Demokratia in crescita, al 21,5%, ma doppiati dal partito di Tsipras (58 seggi). Terza forza i centristi di To Potami. Minacciosi i nazisti di Alba Dorata, quarti con il 6,5% e 17 seggi, più di quelli per i socialisti del Pasok (che fu il partito di Andreas Papandreou (ma anche quello di George), praticamente in via di estinzione (6%, 16 parlamentari). «La sfida è il recupero della fiducia dei cittadini» ha detto Olga Gerovasili, nuova portavoce del governo - ruolo che in Grecia ha il rango di viceministro - al posto di Gabriel Sakellaridis e primo volto femminile nell'esecutivo di Atene. «Sono giorni cruciali per il paese - ha detto - Le parole non servono. Vogliamo ribaltare la situazione e far sì che i greci si sentano sicuri e rassicurati dal governo di Syriza». Qualche dubbio gli ateniesi se lo pongono vedendo il volto dell'attore Pavlos Haikalis, noto per le sue partecipazioni alle soap elleniche, e piazzato nel dicastero della Sicurezza sociale. O quelli dei giornalisti KKouik e Varemenos. Ma il nodo cruciale è, naturalmente, la questione del debito. Tsipras lo ha detto nella notte di mercoledì in Parlamento: la ristrutturazione «mi è stata promessa da Angela Merkel». In cambio, cercherà di mantenere la promessa di non tagliare ulteriormente pensioni e salari, ma di eliminare le baby pensioni e cominciare davvero la lotta alla corruzione. E attaccare l'evasione: «Un incendio che non è stato spento», lo ha definito il nuovo viceministro delle finanze, delegato alla raccolta fiscale. LA RIAPERTURA DELLE BANCHE Le banche, il sistema finanziario e in definitiva l'economia greca, iniziano da lunedì il rientro alla normalità che sarà comunque graduale. Dopo consultazioni con la Bce e la banca centrale il governo di Atene, uscito dal rimpasto del premier Tsipras, ha disposto per decreto la fine del lunghissimo periodo di chiusura degli istituti di credito, durato 3 settimane. Come anticipato dal presidente Bce Mario Draghi, il quale a sorpresa aveva innalzato giovedì la liquidità Ela per gli istituti del paese fornendo prezioso ossigeno, il rientro alla normalità è progressivo attraverso l'introduzione di una maggiore flessibilità. Nel testo varato dal governo quindi mentre prima era fissato un tetto giornaliero di 60 euro, ora è previsto un massimo settimanale cumulativo di 420 euro. I possessori di carte emesse da banche greche potranno effettuare pagamenti ma solo all'interno del territorio nazionale. Rimangono in vigore agli altri limiti per i trasferimenti di denaro all'estero o il divieto di apertura di nuovi conti. Lo scopo è evidente. Sebbene il controllo dei capitali abbia già fatto molti danni all'economia ellenica (da alcuni media locali quantificati in circa 3 miliardi di euro), si teme l'effetto opposto: ovvero una corsa dei risparmiatori agli sportelli che dissanguerebbe ancor più gli istituti di credito del paese dai quali, va ricordato, sono defluiti decine di miliardi, molti verso l'estero, nei mesi scorsi con un picco prima del 29 giugno. Per le banche, che andranno ricapitalizzate con 25 miliardi di euro provenienti dal pacchetto di salvataggio Ue, la sfida è quella di fare i conti nei prossimi mesi con un'economia paralizzata o semi-paralizzata dal blocco del sistema dei pagamenti che rende difficile o impossibile il funzionamento di ogni economia moderna. Un aiuto in prospettiva potrà arrivare se la Bce, al di là della liquidità Ela (diversi vedono nuovi ritocchi al rialzo in arrivo) potrà anche includere la Grecia nel Qe. Un passo che arriverà solo però se Atene andrà avanti nell'attuazione delle misure. Per ora la scadenza a breve è ripagare all'Eurotower lunedì i 3,5 miliardi grazie al prestito ponte accordato dall'Ue. E sullo sfondo resta il problema del debito. La posizione netta dell'Fmi per un taglio non fa breccia a Berlino. Però si fa strada quella di un alleggerimento sotto forma di scadenze allungate e tassi (ulteriormente) tagliati. Posizione sostenuta pubblicamente da Mario Draghi e che la stessa Commissione Ue ha riconosciuto che farà parte dell'agenda dei negoziati.

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