BRUXELLES. Poche ore dopo aver vinto lo storico referendum, e forte del mandato dei greci che hanno detto 'No' alle ricette dell'Europa, Tsipras mette a punto la strategia con cui da domani affronterà i colleghi e le istituzioni della zona euro a Bruxelles. Prima mossa: sostituisce il troppo contestato Varoufakis con Euclid Tsakalotos, a cui aveva affidato i negoziati dopo che l'Eurogruppo 'sfiduciò' il ministro in T-shirt. Secondo: avverte la Merkel che domani porterà all'Eurosummit le sue proposte, compresa la richiesta di alleggerire il debito che non avrà cammino facile, perchè per Berlino "non è un tem". Merkel e Hollande decidono di tenere la porta del negoziato aperta, ricordando però a Tsipras che l'Eurozona è fatta da altre 18 democrazie, il cui parere conta quanto il suo. La sfida di Atene è anche contro il tempo: senza nuovi aiuti il 20 luglio farà default verso la Bce, e anche le sue banche rischiano il collasso per mancanza di 'cash', tanto che il Governo ne ha prolungato la chiusura almeno fino a mercoledì, nonostante la Bce abbia confermato - ma non aumentato - la liquidità d'emergenza (Ela). La necessità di fare in fretta è sottolineata anche dal premier Matteo Renzi, secondo cui "gli incontri di domani dovranno indicare una via definitiva per risolvere questa emergenza". L'Eurozona ci proverà, nonostante lo 'shock' post-voto di molti leader europei. La cancelliera tedesca e il presidente francese, dopo l'incontro all'Eliseo, hanno scelto una linea di apertura: "Aspettiamo proposte precise da parte del premier greco, la porta resta aperta", ha detto la Merkel, spiegando però che le condizioni per aprire nuovi negoziati »non ci sono ancora«. E Hollande si è raccomandato affinchè il premier ellenico porti proposte "serie e credibili". Il primo tentativo di individuare una via d'uscita dallo stallo greco lo farà l'Eurogruppo convocato alle 13. Anche i ministri hanno chiesto ad Atene di portare le nuove proposte, per capire in che direzione vadano. Il loro atteggiamento, però, non sarà diverso dalla loro ultima riunione di lunedì scorso, quando respinsero la richiesta di estensione del programma di aiuti e lo lasciarono scadere, aspettando il referendum. Ora il voto c'è stato, ma le cancellerie e le istituzioni dell'Eurozona non sono soddisfatte del risultato e fanno pressioni sul Governo, accusandolo di aver paralizzato il Paese, congelando le riforme e impedendo la ripresa: "Il Governo greco non è stato in grado di produrre una strategia economica credibile per tornare alla crescita", ha detto il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, avvertendo Atene che "non c'è una facile via d'uscita" dalla crisi. Idea condivisa da molti ministri dell'Eurogruppo, che domani torneranno a chiedere alla Grecia gli sforzi che finora non ha voluto fare. Ma il nuovo responsabile delle Finanze, Tsakalotos, non si fa intimidire e durante il suo insediamento annuncia: "Non possiamo accettare una soluzione non praticabile". Atene, che la scorsa settimana era disposta ad accettare quasi tutte le misure proposte dai creditori, rimetterà sul tavolo la questione del debito, forte del parere del Fmi - che si dice pronto a sostenere il Paese se glielo chiedesse - e della consultazione popolare. Ma oltre alle resistenze di molti, Berlino in testa, la ristrutturazione del debito è un problema anche per la Bce, visto che "per definizione" il debito greco che detiene Francoforte »non può essere ristrutturato perché ciò costituirebbe un finanziamento monetario« di uno Stato, ha spiegato il membro del board Christian Noyer. La battaglia è ancora tutta da combattere.