ATENE. Sorpresa in Grecia dopo la vittoria del No al referendum. Il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis ha annunciato le proprie dimissioni: lo ha reso noto lo stesso Varoufakis sul suo account Twitter. Dopo l'annuncio dell'esito del referendum che ha visto la vittoria del no, scrive Varoufakis nel suo blog annunciando le dimissioni, ''presto lascerò'' l'incarico saputo che alcuni ministri all'interno dell'Eurogruppo abbiano ''una preferenza per la mia assenza dal meeting''. ''Considero un mio dovere'', scrive ancora il ministro non ostacolare l'intesa e aiutare il premier Alexis Tsipras nel suo tentativo di arrivare ad una intesa con l'Eurogruppo. Da icona glamour anti-austerity a mastino di Alexis Tsipras. Fino al trionfo, insieme al premier, nella vittoria del 'No' nel referendum greco contro il piano di salvataggio dei creditori. E' la parabola di Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze più controverso al mondo. Classe 1961, economista, di buona famiglia (il padre era un importante ex manager di Stato), un fratello giudice, che ha interpretato il ruolo del duro, mostrando la 'faccia feroce' del governo greco. Alla vigilia del voto, decisivo per il futuro della Grecia, ha messo da parte il suo sorriso glamour e accattivante, è sceso dalla moto e si è lanciato a testa bassa contro i nemici di Bruxelles, con toni brutalmente aggressivi, accusandoli addirittura di "terrorismo". "Posso dire che tutto quello che sta accadendo in Grecia in questi giorni - ha attaccato Varoufakis - lo avevano preparato fin dall'inizio, che già 5 mesi fa era pronto un piano per farla finita con un governo che non accettava di farsi ricattare 'dall'establishment' europeo". Insomma, la rabbia ha preso il posto del glamour. Addio alle foto su Paris Macht, in cui gigioneggiava abbracciato alla sua mondanissima compagna Danae Straton, sulla terrazza della sua casa con vista Partenone. Foto che lo misero in difficoltà anche in patria, decisamente in contrasto con le drammatiche condizioni di vita di tanti dei suoi elettori. E per quelle immagini arrivò a chiedere perfino scusa. Poi, in questi mesi, è stato al centro delle interminabili trattative per trovare un'intesa sostenibile sul buco dei conti di Atene. Ma a Bruxelles, ormai da tempo non godeva più di fiducia e grande stima. Tanti negoziatori facevano trapelare la loro insofferenza nei suoi confronti, a differenza di Tsipras che comunque ha sempre mantenuto un contatto, anche umano, con i vertici delle istituzioni Ue. E quasi seguendo il classico copione della divisione dei ruoli, tra poliziotto buono e poliziotto cattivo, Yanis il bel tenebroso ha accantonato i suoi esclusivi master a Essex e Cambridge, per tirare fuori gli artigli. Paragonando Merkel, Juncker e la stragrande maggioranza dei premier europei a terroristi ha dato voce a tutta la rabbia di un'intera classe dirigente, quella di Syriza, che si sente sull'orlo del baratro, e non ci sta a farsi mettere da parte. E che al termine di questa lunghissima giornata ha rialzato con forza la testa. "I greci hanno detto un coraggioso 'No' a cinque anni di ipocrisia e all'austerità", ha esultato Varoufakis, dopo il voto in cui il popolo greco ha respinto in modo massiccio il piano di salvataggio dei creditori. Consegnando al governo Tsipras un nuovo mandato, ancora più forte, per sedersi ancora al tavolo delle trattative e tentare di riaprire i giochi, su basi nuove.