Non chiedono più solo cibo e vestiario coloro che sempre più spesso si rivolgono alla Caritas e agli altri enti caritatevoli della città, bensì aiuti per pagare le utenze e l' affitto di casa. È aumentato del 30% nell' ultimo anno il numero delle famiglie che, senza lavoro, rischia di perdere la casa e da mesi non riesce più a pagare le utenze della luce, dell' acqua e del gas. Questi sono i dati forniti da don Sergio Mattaliano, direttore della Caritas di Palermo, intervenuto ieri in diretta a Ditelo a Rgs.
Quante persone ogni giorno si rivolgono alla Caritas per questa tipologia di richiesta di aiuto?
«Ogni giorno i nostri centri d' ascolto ricevono dalle 20 alle 30 famiglie che chiedono di essere ascoltati per essere aiutati in questo bisogno. È un crescendo di famiglie che perdono il lavoro e quindi di conseguenza anche la possibilità di pagare l' affitto di casa. Per questo si rivolgono a noi e alle altre Caritas regionali. È un dato allarmante che cresce sempre di più. Ci sono piccoli artigiani costretti a chiudere per colpa della crisi e ditte del settore edilizio che sono rimaste senza lavoro e, da soli, non riescono più a mantenere le loro famiglie, tanto meno a pagare le utenze di luce, acqua e gas. La perdita del lavoro comporta non solo rinunce ai consumi, revisioni dei progetti di vita ma tocca ormai anche dimensioni essenziali come l' abitare. Più volte abbiamo raccolto aiuti economici per il pagamento degli affitti arretrati di tanta gente per evitare un' ondata di sfratti per morosità incolpevole che avrebbe effetti devastanti».
Ma nello specifico, di quanto è aumentato il numero delle famiglie che arrivano in Caritas con bollette da pagare o notifiche di sfratto alla mano?
«Il numero delle famiglie che si rivolgono a noi per questo problema specifico è aumentato del 30% rispetto allo scorso anno. Arrivano persone, in condizioni di povertà assoluta, che non pagano bollette e affitto di casa da mesi e piangono disperate perché temono di perdere la loro casa e finire, con i loro figli, in mezzo a una strada. Tante famiglie con bambini rischiano di perdere la casa e vengono a chiederci se, nel malaugurato caso finissero per strada, un letto o un riparo da noi potrebbero trovarlo».
E voi date ricovero e ospitalità a queste persone? Dormono da voi?
«Da noi non ci sono solo migranti. Ci sono tanti italiani che si trovano in difficoltà e non hanno un reddito e un lavoro per vivere. A loro assicuriamo un letto dove dormire e tre pasti al giorno. Lo facciamo con notevoli sacrifici ma contenti di aiutare il prossimo. Il nostro è un piccolo aiuto alla collettività. È un aiuto a catena considerato il fatto che noi ci sosteniamo con il contributo dell' 8 per mille che ci arriva dalla gente. E con il contri buto della gente noi riusciamo a mettere in atto una serie di progetti che servono proprio a questo scopo».
Quali vostri progetti si occupano delle famiglie senzatetto?
«Uno di questi è in accordo con il Comune e ci permette di dare accoglienza ai senza fissa dimora che il più delle volte sono delle famiglie. Nel nostro centro almo mento possiamo accogliere fino a 20 persone anche se ci rendiamo conto che le richieste sono sempre maggiori e occorrerebbero più posti. Ma abbiamo cercato di attivare progetti dedicati a tipologie di persone con bisogni specifici, sempre più frequenti».
Quali ad esempio? Che tipo di progetti sono?
«L' Housing first, per esempio. Abbiamo messo a disposizione una struttura di accoglienza per tutti i padri separati che oltre ad aver perso il lavoro e la casa, molto spesso si ritrovano soli e senza più una famiglia. Sono tanti infatti i padri separati che diventano clochard in fila nelle nostre mense. Quella dei padri separati è una delle fasce sociali più colpite dalla nuova povertà. Lo sperimentiamo ogni giorno nei nostri centri di accoglienza e nei centri di ascolto. E per loro noi abbiamo predisposto un appartamento con 15 posti letto. La struttura accogliere i padri separati in emergenza abitativa, a causa della grave difficoltà economica generata dalla separazione. Non solo accoglienza, piuttosto un' ospitalità inserita in un percorso di sostegno ed accompagnamento individuale. I separati sono un trend in crescita negli ultimi tre anni. Sono persone che vivono un momento delicato di sconfitta e che hanno bisogno di sostegno adeguato per ripartire da zero».
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