PALERMO. «A decorrere dal primo rinnovo dei consigli comunali»: con un emendamento che ha introdotto queste 8 parole l’Ars ha di fatto rinviato di anni il taglio degli stipendi a sindaci e consiglieri comunali.
La norma in discussione prevedeva di ridurre del 20% gli stipendi, adeguandoli così a quelli in vigore nel resto d’Italia. Un taglio che doveva scattare subito. L’emendamento approvato prevede invece che il taglio scatti dopo le future elezioni, che nel caso dei 390 Comuni non avvengono contemporaneamente. Per esempio, a Gela, Agrigento, Enna, Marsala e negli altri 50 centri in cui si è votato due settimane fa il taglio scatterà solo fra 5 anni e sindaci e consiglieri manterranno lo stipendio più alto rispetto a tutti i colleghi italiani.
L’anno prossimo si voterà in una ottantina di Comuni e saranno questi a sperimentare per primi la riduzione. L’emendamento è stato proposto dal Pd (con Franco Rinaldi, Mario Alloro e Valeria Sudano) e dal Ncd con Vincenzo Vinciullo: è stato approvato con voto segreto dopo che tutti i partiti ad eccezione dei grillini si erano dichiarati a favore.
In pratica, agganciando questo voto a quello di ieri, la legge che sta prendendo forma all’Ars prevede di tagliare il numero di consiglieri e dei loro stipendi solo dalla prossima legislatura. E slittano anche i risparmi, che dovevano ammontare a 48 milioni all’anno.
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