DAMASCO. Prima operazione americana sul terreno coronata dal successo nella guerra all'Isis. Un leader jihadista che svolgeva le funzioni di 'emiro del petroliò del Califfato, è stato ucciso in un'operazione delle truppe speciali nell'Est della Siria. Il blitz ha portato anche alla cattura della moglie e di una donna irachena della comunità Yazidi tenuta in schiavitù. L'annuncio è stato dato dal Pentagono, mentre la Casa Bianca ha affermato che «gli Stati Uniti continueranno al fianco degli alleati iracheni nello sforzo volto a indebolire e infine di distruggere l'Isis». Ma per il momento i miliziani dello Stato islamico rimangono più che mai all'offensiva: nella stessa Siria, dove oggi hanno conquistato un giacimento di gas avvicinandosi all'antica città di Palmira, e in Iraq, dove rimangono trincerati nel centro di Ramadi, il capoluogo della provincia di Al Anbar, cento chilometri a Ovest di Baghdad.
A Palmira attivisti locali anti-regime siriano hanno anche pubblicato un video che mostra un jihadista issare il vessillo dell'isis su un edificio nell'area di Al Badiyah, a Nord della città. Nel frattempo torna a salire la tensione tra Damasco e la Turchia, ostile al regime del presidente Bashar al Assad. Ankara ha detto che un suo caccia ha abbattuto un elicottero di Damasco che aveva sconfinato. Secondo la televisione siriana, invece, si trattava di un drone. L'operazione delle forze speciali americane, nella quale sono stati uccisi una decina di jihadisti, è avvenuta la notte scorsa in una palazzina nel giacimento di petrolio di Al Omar, nella provincia orientale di Dayr az Zor, confinante con l'Iraq. Il jihadista rimasto ucciso è stato identificato da Washington con il nome di Abu Sayyaf, responsabile della gestione del petrolio e del gas dei giacimenti sotto il controllo del Califfato, una delle maggiori fonti di guadagno per l'organizzazione di Abu Bakr al Baghdadi. Il segretario alla Difesa, Ash Carter, ha detto che nell'operazione, conclusasi senza perdite tra le forze Usa, è stata catturata la moglie di Abu Sayyaf, Umm Sayyaf. Secondo fonti dell'amministrazione americana, la donna è stata portata in Iraq, da dove era partita l'operazione delle forze speciali, per essere interrogata. Umm Sayyaf, che secondo le stesse fonti è irachena, potrebbe essere accusata di una partecipazione diretta ai crimini dell'Isis, compresa la riduzione in schiavitù della donna Yazidi liberata dal commando.
Un'altra fonte della Difesa ha detto che il dirigente jihadista ucciso era di cittadinanza tunisina, designato dal Califfato come 'emiro del petrolio e del gas'. La televisione siriana ha rivendicato all'esercito di Damasco la paternità dell'operazione, identificando però il dirigente colpito come Abu al Tim al Saudi. Un nome che sembra indicarne la nazionalità saudita. Ma la portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, Bernadett Meehan, ha negato, affermando che «il regime di Assad non è e non può essere un partner nella lotta all'Isis», che anzi è cresciuto in Siria proprio a causa delle «brutali azioni» del regime. Proprio oggi, secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), almeno 42 civili, tra i quali 11 bambini e ragazzi minorenni, sono stati uccisi in bombardamenti aerei su aree controllate da ribelli e battaglioni islamici nella provincia nord-occidentale di Idlib. Quella della notte scorsa è la seconda operazione sul terreno di truppe speciali americane in Siria, dopo quella, fallita, compiuta l'estate scorsa per cercare di liberare ostaggi statunitensi nelle mani dell'Isis. Intorno a Palmira, e a poca distanza dalle sue rovine romane, continuano i combattimenti tra l'Isis e le forze lealiste, che cercano di fermare l'avanzata dei jihadisti. L'Ondus segnala intensi bombardamenti da ambo le parti. In Iraq, invece, l'esercito iracheno ha fatto confluire oggi ingenti rinforzi verso Ramadi, dove ieri l'Isis si è impadronito di alcuni quartieri centrali e del compound del governo.
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