PALERMO. Il «caso Piccione» finisce alla direzione nazionale del Partito democratico. Il parlamentare e consigliere comunale, secondo la deliberazione della direzione provinciale di due settimane fa, deve optare per l’una o per l’altra carica. In quella seduta, infatti, il voto è stato chiaro: la direzione non ha concesso la deroga per mantenere il doppio incarico al deputato «in considerazione del fatto» che proprio il cumulo delle cariche non gli ha consentito di essere presente con continuità soprattutto nella veste di capogruppo del Pd».
Al momento, però, Teresa Piccione non ha comunicato alcuna decisione. Per questo motivo, venerdì, nel corso di una nuova riunione del direttivo provinciale, l’argomento è stato discusso ancora una volta, insieme agli altri punti all’ordine del giorno. Questa volta, comunque, per dire che la faccenda ora va a finire alla commissione di garanzia a Roma.
«Mi auguro che questa vicenda si risolva senza strappi e polemiche», dice il segretario Carmelo Miceli.
La Piccione fa parte dell’area dell’ex segretario regionale Lupo (che infatti in massa non ha votato sul «caso»), mentre il primo dei non eletti è un renziano vicino a Davide faraone, Salvo Alotta. Aspetto non secondario che pesa sull’intera vicenda. Gi. Ma.
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