ROMA. «Dalle informazioni in nostro possesso, l'accertamento dell'identità» di Giovanni Lo Porto, il cooperante ucciso da un raid Usa, «ha richiesto tanto tempo e poi il premier Renzi ha voluto dirlo direttamente alla famiglia. Abbandoniamo il vizio italiano del retroscena, a volte le cose hanno una spiegabilità pubblica che coincide con quella riservata». Lo ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano al programma Agorà su Rai 3. Il premier Matteo Renzi è stato avvertito dal presidente Usa Obama «nella tarda serata del 22 aprile» della morte di Giovanni Lo Porto e dell'altro ostaggio americano. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nell'informativa alla Camera. «Giovanni Lo Porte aveva lasciato il suo Sud Italia per lavorare nelle crisi umanitarie. Le verifiche - ha riferito Gentiloni - si sono protratte per tre mesi per la natura particolare dell'aerea, che non consentiva un rapido e facile accesso per accertare l'azione antiterrorismo e identificare le persone colpite«. Giovanni Lo Porto «era un volontario generoso ed esperto del mondo della cooperazione allo sviluppo». Così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni alla Camera ribadisce «la vicinanza del governo e mia personale alla madre di Giovanni, la signora Giusi e a tutti i familiari e amici».L'ultima evidenza che Giovanni Lo Porto fosse in vita risale «allo scorso autunno». Poi nell'area di confine tra Afghanistan e Pakistan si sono fatte «sempre più frequenti» le azioni militari. «Tali azioni hanno reso ancora più complessa l'attività di acquisizione» di informazioni sul terreno. La «particolare natura dell'operazione antiterrorismo» nella quale è rimasto ucciso Giovanni Lo Porto ha richiesto «tre mesi per le necessarie verifiche» prima di poter informare il governo italiano di quanto accaduto. Ha spiegato il ministro degli esteri, e ha aggiunto: «L'attività di cooperazione in cui migliaia dei nostri connazionali sono impegnati in diversi paesi del mondo è attività in cui crescono i pericoli e deve cresce la prudenza e il sostegno nostro del governo e del Parlamento perchè questa attività rende onore all'Italia». È un esempio della cooperazione che l'Italia esporta, ed è motivo di orgoglio per il Paese. Per un'Italia solidale e impegnata a costruire silenziosamente la pace». Lo dice nell'Aula della Camera la presidente Laura Boldrini, ricordando i cooperanti che «senza particolari reti di protezione rischiano per portare aiuto alle popolazioni martoriate».