NEW YORK. L'orrore per i crimini compiuti dall'Isis non conosce limiti. Così un rapporto dell'Onu denuncia come la violenza sessuale su donne e bambine sia oramai una pratica sistematica dei militanti dell'estremismo islamico, una vera e propria «tattica del terrore» messa in atto dagli uomini del califfato contro la popolazione civile in Siria e in Iraq. E Boko Haram, in Nigeria, non è da meno. Quello delle Nazioni Unite è un vero e proprio grido di dolore, lanciato nel giorno in cui si è diffusa la terribile notizia della bambina di 9 anni, appartenente alla comunità yazida, che in Iraq è stata violentata dagli estremisti rimanendo incinta. «Il 2014 è stato caratterizzato da notizie profondamente angoscianti su stupri, matrimoni forzati e schiavitù sessuale» di cui si sono resi colpevoli gruppi estremisti in Siria, Iraq, Nigeria, Somalia e Mali, spiegano gli esperti dell'Onu.
Secondo il dossier, la violenza sessuale «è parte della tattica applicata dallo stato islamico e altri gruppi terroristici per diffondere il terrore, perseguitare le minoranze etniche e religiosa e cancellare intere popolazioni che si oppongono alla loro ideologia». Tanti gli esempi fatti nel rapporto. Tra questi quello che mostra come sia stata usata come strategia di reclutamento la promessa agli aspiranti jihadisti di dare in premio una donna della comunità Yazida tra i 18 e i 35 anni. E ancora, le stime delle Nazioni Unite affermano che circa 1.500 civili sono state trasformate in schiave del sesso dal Califfato. Anche in Siria l'Onu ha registrato un significativo aumento dei casi segnalati di violenza sessuale commessi da gruppi terroristici e soprattutto dall'Isis dalla metà del 2014.
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