PALERMO. Ne resteranno soltanto due. Le altre verranno chiuse o messe in vendita, forti di una dotazione di servizi da gestire garantiti dalla Regione ma appesantite da migliaia di dipendenti. È il piano che l’assessore all’Economia Alessandro Baccei ha studiato per le 34 partecipate regionali. Un piano, va detto, che non ha ancora la condivisione di Crocetta. Due incontri fra il presidente e l’assessore non hanno ancora permesso di varare il decreto. Le uniche due società a sopravvivere con mission invariate saranno Sicilia e Servizi e Riscossione Sicilia: la prima, guidata da Antonio Ingroia, diventerà il polo che avrà in mano tutti i sistemi informatici della Regione e degli enti collegati. La seconda verrà potenziata per aumentare gli introiti fiscali ma bisognerà prima risanarla dai debiti e a questo scopo sono pronti 40 milioni da stanziare in Finanziaria. Altre società resteranno in vita ma nella prospettiva di privatizzarle solleticando il mercato con business molto redditizi: è il caso della Sas (la più grande partecipata con 3 mila dipendenti e la gestione delle pulizie e della guardiania in Regione, ospedali e siti culturali) e di Siciliacque che si occupa della distribuzione idrica ceduta dieci anni fa dall’Eas. Leggi la versione integrale e le altre notizie in edicola o sul giornale digitale CLICCA QUI