PALERMO. «La legge che prevede l'assunzione dei testimoni di giustizia nella pubblica amministrazione è rimasta al palo mentre le istituzioni tacciono, manca una legge che prevede la confisca dei beni ai corrotti. Il contrasto alle mafie più che una realtà concreta appare un modello di assoluta inadeguatezza».
Lo ha detto l'imprenditore antiracket Ignazio Cutrò, presidente dell'associazione nazionale testimoni di giustizia in riferimento al convegno «Il contrasto delle mafie nella dimensione parlamentare, regionale e locale» organizzato ieri a Roma. «Ci sono leggi che affermano il principio vergognoso per cui in materia di lotta alle mafie si può essere vittima di serie A, B e C - continua Cutrò - Il modello italiano di lotta alle mafie è un modello »stanco e surreale«, fatto di pacche sulle spalle e di seminari autoreferenziali, dove si annunciano promesse poi puntualmente smentite dalla realtà concreta. Il modello italiano è davvero da esportare in Europa e nel mondo? Forse c'è bisogno di maggiore coerenza e dignità da parte delle nostre istituzioni parlamentari, regionali e locali e soprattutto, di lealtà nei confronti dei cittadini onesti rimasti».
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