Bassiouni: «Mercenari al soldo del califfo. L’Islam solo un pretesto per Isis e altri terroristi»
«L’Islam è solo un pretesto per l’Isis e gli altri gruppi terroristici. Uccidere civili innocenti o ridurre in schiavitù sono atti contrari a principi, valori e persino regole specifiche del Corano. Le elite religiose musulmane, però, non hanno finora avuto il coraggio di dirlo chiaramente. Tranne poche eccezioni». Egiziano di passaporto americano, Mahmoud Cherif Bassiouni ha guidato le commissioni di inchiesta istituite dalle Nazioni Unite in Libia, Afghanistan, Bahrein e nella ex Jugoslavia. Ha così lungamente sperimentato la «banalità del male» — è il titolo del famoso libro di Hannah Arendt sui crimini nazisti — che oggi, se possibile con ancora maggiore ferocia, si manifesta su scala globale. Professore emerito di Diritto nell’Università di Chicago, Bassiouni si trova in questo momento a Siracusa dove presiede l’Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali. Qui, fino al 22, si svolge un progetto di formazione sui diritti umani cui partecipano sessanta tra procuratori, giudici e funzionari di polizia provenienti dall’Egitto. Una gara dell’orrore sembra essersi scatenata nel mondo tra decine di sigle del terrorismo «pseudo-musulmano». L’Onu, intanto, sta a guardare? «Le Nazioni Unite non hanno forza autonoma di intervento. Quando gli Stati Uniti sono voluti entrare in Iraq, hanno usato l’Onu come paravento. Purtroppo, poi, il mondo non sta reagendo con una strategia che potrebbe avere impatto di deterrente per questi gruppi. Sbagliato, infatti, accomunarli indistintamente poiché hanno caratteristiche differenti l’uno dall’altro per fenomeno culturale, modo di operare e personale sul campo». Cioè? «Daesh (Isis in arabo, ndr) in Iraq e Siria, ad esempio, è diverso da Boko Haram in Nigeria o Shabaab in Somalia, o da gruppetti come Ansar Beit al-Maqdis nel Sinai egiziano. Solo per fare un esempio sui distinguo: il Daesh, per prima cosa, ha attaccato Mossul e s’è accaparrato i soldi delle banche. Così ha iniziato a finanziare i combattenti stranieri». L'INTERVISTA INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA