PALERMO. «Non far fare i notturni al personale della Sas significa lasciare musei, siti archeologici e biblioteche alla mercè di ladri e delinquenti». Sono inferociti molti direttori regionali dopo aver ricevuto la lettera che l'assessorato ai Beni culturali, firmata dal direttore Rino Giglione, ha spedito ai vari uffici, chiedendo di «escludere dal servizio notturno e festivo i dipendenti della partecipata, limitandone l'impiego alla biglietteria e al servizio diurno». Il motivo? Senza soldi in cassa e con un esercito di custodi a libro paga, la Regione cosa fa per far quadrare i conti? Taglia il personale della partecipata che si occupa di tutela e vigilanza, perché non ha le risorse per il cosiddetto Famp, la voce dello stipendio che garantisce le indennità per i notturni e lo straordinario. Rosa Oliva, direttrice dei mosaici della Villa del Casale di Piazza Armerina, è preoccupatissima: «Se la direttiva diventerà perentoria c’è il rischio di lasciare incustoditi i mosaici, perchè possiamo contare soltanto su 9 regionali. I 4 dipendenti Sas sono indispensabili per l’h24. Gli accordi firmati prevedono 3 custodi di notte, noi li abbiamo già ridotti a 2. È un bene dell’Unesco, è assurdo». Ma incerti non sono solo gli straordinari e i notturni della partecipata, perchè quello del «plus orario» è un problema che riguarda anche tutti i dipendenti regionali e che si presenta nei periodi di maggiore affluenza turistica: ogni anno, infatti, i circa 1300 custodi non possono sforare il 30 per cento del totale dei festivi previsti dal contratto. Superato quel limite, dovrebbero avere diritto al pagamento dello straordinario. Capita, però che, il più delle volte superato quel tetto, per garantire l’apertura domenicale, i dipendenti «si accontentano» di essere pagati come in un normale festivo e di non prendere lo straordinario. L'ARTICOLO INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA