«I massacri si ripetono, ma la questione resta irrisolta. Si dovrebbe capire che Israele è in pericolo mortale e non tiene territori tanto per mire imperialiste, bensì per esigenze di sopravvivenza. E ai palestinesi bisognerebbe spiegare che non possono avere tutto quel che vogliono: hanno diritto a un loro Stato, ma commisurato su prospettive di sicurezza per tutti».
Giornalista e scrittrice, fiorentina di famiglia ebraica, Fiamma Nirenstein anche ieri ha dovuto commentare da Israele un nuovo episodio di ordinaria follia terroristica. A novembre, la strage nella sinagoga di Gerusalemme. Adesso, l’assalto al bus di linea in servizio a Tel Aviv: «Ma in questi mesi v’è stata una serie di attentati. Anche quest’ultimo, apparentemente, è stato commesso da un lupo solitario, ma non è così».
Niente «lupi». Cos'altro, allora?
«Sono legati a organizzazioni del fondamentalismo, oppure condizionati da uno stimolo culturale e politico che ha matrice nell’eccitazione religiosa e nell’adesione al terrorismo islamico internazionale. Basti fare caso, d’altronde, a quanto ha detto questo ragazzo di 23 anni dopo essere stato catturato dalla polizia per l’attacco al pullman».
Cioè?
«Ha affermato di avere agito per tre ragioni: la moschea di al Aqsa (luogo-simbolo della disputa religiosa a Gerusalemme, ndr), la guerra di Gaza e soprattutto perchè era convinto di essere uscito da casa per diventare un martire, entrando così in paradiso. Ho sentito che ha pure menzionato le settantadue vergini, promesse a ogni musulmano morto da shahid (una parola araba per indicare, appunto, il martire, ndr)».
L'INTERVISTA INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA
Caricamento commenti
Commenta la notizia