PALERMO. Alla Regione cresce l’esercito di malati pur essendosi ridotta la platea dei dipendenti in organico. Nel 2014, le assenze per malattia e i permessi per la legge «104», che consente tre giorni al mese di riposo per assistere un coniuge o un parente infermo, sono aumentati rispettivamente di circa un migliaio. È sempre alto il numero di giorni di assenza dei circa 15 mila regionali. Lo scorso anno la Regione ha registrato 194.356 giornate non lavorate per problemi di salute, contro le 193.362 del 2013. Cifre che possono apparire poco significative in termini percentuali(pari allo 0,5 per cento in più rispetto all’anno precedente) ma che assumono un certo rilievo se si considera che negli ultimi due anni il personale si è assottigliato di circa 600 burocrati andati in pensione. Alla Regione si è passati infatti da 15.600 del 2013, tra dirigenti e dipendenti, ai circa 15 mila di oggi. Se si aggiunge, poi, che nel totale delle assenze non sono compresi i giorni di ferie e i permessi sindacali, le cifre lievitano. Trend in linea con quello del 2013, quando già si era verificata una crescita delle astensioni rispetto al 2012. In controtendenza rispetto al passato è il calo delle assenze per motivi diversi dalla malattia, come la maternità, che registrano una diminuzione di circa 2500 giornate rispetto al 2013. Picco di assenze Sarà che l’anno scorso abbiamo avuto un inizio d’anno particolarmente rigido, perchè il boom dell’assenteismo si è registrato tra gennaio (con 18.900 assenze) e marzo. Emerge allora che alla Regione ogni dipendente si è sentito male, tanto da restare a casa, 1,30 giorni in media al mese. A marzo il record di assenze con oltre 19 mila giornate non lavorate. Complice la bella stagione, un’inversione di marcia si è registrata da aprile a giugno, passando da 17 mila a 14.775 assenze. Trend che raggiunge il punto più basso ad agosto, quando gli uffici si svuotano non perchè ci si ammala, ma perchè si va in ferie. La media delle assenze per malattia ad agosto è infatti di appena 0,88 giorni al mese (quasi 13 mila). Le assenze tornano a crescere di nuovo a ottobre, con una media di 1,21 volte al mese. A dicembre, invece la media è di 0,94 giorni (come quella dell’anno precedente), cifra non alta, dovuta probabilmente al fatto che il personale ha potuto godere delle ferie del periodo natalizio. Boom di permessi per la legge «104» Riguardo ai benefici della «legge 104», che consente di assistere i familiari infermi, emerge un altro aumento significativo di poco più di mille giornate, considerato che si è passati dalle 52.477 del 2013 alle 53.527 dell’anno scorso. Genitori ammalati e record di permessi a novembre, con 4.766 assenze rispetto alle 4.431 nello stesso periodo dell’anno precedente. I dati dell’ultimo trimestre Una fotografia, quella sull’assenteismo, scattata dal dipartimento alla Funzione pubblica, diretto da Luciana Giammanco che, oltre a pubblicare i dati annuali, trimestralmente monitora tutti i dipartimenti. Per completare il report dell’anno scorso, l’ufficio Personale ieri ha pubblicato anche i dati dell’ultimo trimestre (da ottobre a dicembre). Emerge che il tasso di assenza più alto di tutti gli uffici, pari all’11,55 per cento, si registra al dipartimento delle Autonomie locali. Nell’ufficio dei collaboratori del presidente Crocetta, i numeri dicono che sono in servizio i dipendenti più stakanovisti, con una percentuale di presenze del 98,15 per cento. Critica è invece la situazione negli uffici della Segreteria generale, dove su 16.569 giorni lavorativi c’è stato un tasso di assenze pari all’11,38 per cento. Migliora la sua performance l’Ufficio di Bruxelles: dopo i richiami per il record di assenze del trimestre precedente - quando si era registrato il tasso di astensioni più alto di tutti gli uffici dell’amministrazione con il 21,72 per cento - da ottobre a dicembre scorso l’assenteismo si è fermato ad appena il 6,35 per cento. Il turnover Nessuno riesce a fornire una spiegazione al fenomeno dell’assenteismo ancora una volta in aumento. Marcello Minio dei Cobas ipotizza che sia legato al «blocco del turn over del personale, con l’età media che si è innalzata sempre di più. Per questo, abbiamo chiesto un piano di prepensionamenti». Un aumento, quello di quest’anno, «non rilevante», chiosa la dirigente Giammanco.