La guerra giudiziaria messa in piedi tra la Regione siciliana, gli enti di formazione disciolti, il Ciapi, il Tar ed il Cga, ha il gusto amaro di una storia già vista, senza che uno solo dei tanti amministratori, succedutisi negli anni, si sia posto la prima e la più semplice delle considerazioni. Continuiamo a tenere in piedi un sistema formativo autoreferenziale, la cui unica finalità è salvaguardare il reddito di migliaia di formatori, ma la cui utilità per il sistema siciliano non è stata ancora dimostrata. Perché si glissa sull’approntamento di un piano di sostanziale riforma del comparto formativo che non persegua il solo fine di pagare stipendi? Sarebbe ora di mettere la parola fine a questa deprecabile e dispersiva esperienza, per interrogarsi invece sui veri bisogni della Sicilia. È paradossale che, sempre più spesso, esponenti del governo regionale si compiacciano del fatto che la spesa per la formazione non sia a carico del bilancio regionale e venga finanziata con fondi europei. Questa chiave di lettura appare molto pericolosa ed accredita l'idea che i fondi europei siano comunque fondi a perdere, senza considerare che rappresentano invece l'ultima spiaggia, l'ultima occasione di svoltare da un modello di gestione della spesa pubblica improntato alle clientele ed all'assistenzialismo verso un modello capace di portare la Sicilia su un percorso virtuoso di crescita, di sviluppo e di lavoro vero. Ed invece continuiamo a gigioneggiare con progetti dai titoli roboanti ed improbabili, sulla «dispersione scolastica», sulla «formazione permanente», sulle «politiche attive di lavoro, di accoglienza e di accompagnamento professionale», sul «rafforzamento dei saperi di base». Con l'Avviso pubblico 20/2011 sono stati spesi 147 milioni di euro per il «rafforzamento della occupabilità». Con l'Avviso19/2011 sono stati spesi 7 milioni per «progetti sperimentali di formazione professionale». Con altro Avviso sono stati spesi 9 milioni per la «promozione della legalità e la cittadinanza attiva». Per carità tutti temi di grande impatto socio-economico sulla carta; ma nella pratica che cosa hanno portato alla Sicilia? Quanti posti di lavoro sono stati creati, quanti datori di lavoro hanno potuto attingere a questo bacino di nuove competenze? Perché restiamo la prima regione italiana per il tasso di dispersione scolastica? Quante unità delle migliaia addette ai nostri musei riesce a costruire anche una semplice frase in lingua inglese? Questo governo ha «scoperto» il Ciapi di Siracusa; è diventato la valvola di sfogo delle anime vaganti della formazione, lasciate in una condizione di profondo disagio perchè ci sono i soldi per i loro stipendi ma non si sa come utilizzarli. Hanno creato la nuova «Resais» della formazione; l'ennesimo contenitore di titolari di una busta paga; quand'anche li pagano.