PARIGI. Una marea umana «senza precedenti» è scesa silenziosamente, spontaneamente nella vie di Parigi e della Francia. Per dire no al terrore, all'integralismo, all'intolleranza. Una marcia «repubblicana» di rara intensità. Immagine storica per Francois Hollande e i leader europei e non solo che hanno marciato - per una volta uniti - al suo fianco. Netanyahu e Abu Mazen compresi. Per loro applausi, dalla strada e dalle finestre. È stata una giornata indimenticabile che ha toccato corde profonde in chi c'era. Nessun gesto fuori posto, nessuna banalità. I familiari e i colleghi dei giornalisti trucidati a Charlie Hebdo mercoledì scorso sono stati idealmente abbracciati da milioni di presenti, l'abbraccio lunghissimo del presidente a Patrick Pelloux, collaboratore storico del periodico satirico che dalla redazione devastata ha telefonato per primo al presidente.
L'immagine più storica, il leader palestinese e quello israeliano uniti, applauditi insieme, fianco a fianco. Quella più inattesa, la carezza di Angela Merkel a Hollande, all'arrivo della cancelliera all'Eliseo. I leader politici sono stati applauditi dalla gente alle finestre, per una volta non li ha accolti l'indifferenza e la contestazione. Applausi non scontati, ma voluti e convinti, per le forze dell'ordine duramente colpite dal terrore: anche per poliziotti e gendarmi non sarà facile dimenticare l'omaggio di oggi mentre passavano in fila, vestiti con le loro tute nere da assalto, in mezzo a due ali di folla, di ragazzi, studenti, gente qualunque che batteva le mani. Hollande, il presidente più impopolare della Quinta repubblica, è stato protagonista di questa giornata destinata a rimanere nella memoria di tutti. Ne aveva piena coscienza quando, prima di avviarsi a place de la Republique con i colleghi capi di governo europei e non solo che lo avevano raggiunto all'Eliseo, aveva riunito i suoi ministri per annunciare che oggi Parigi «è la capitale del mondo». E che con la decisione di uscire di casa e lasciarsi la paura alle spalle, la Francia si apprestava «ad andare verso tutto quello che c'è di migliore».
Accanto a Matteo Renzi, David Cameron, Angela Merkel - in tutto 44 i capi di Stato e di governo presenti alla marcia - Hollande ha guidato l'inedita sfilata fra uno schieramento di forze di sicurezza senza precedenti. Hanno fatto qualche centinaio di metri a piedi insieme, alcuni mano nella mano, altri salutando chi applaudiva dalle finestre, un percorso altamente simbolico, un omaggio che la Francia ha saputo organizzare in 48 ore, garantendo sicurezza ed efficacia. L'abbraccio con i familiari delle 17 vittime del terrore della settimana più nera della Francia è stato lunghissimo, poi Hollande ha congedato i colleghi leader che sono rientrati all'Eliseo nei bus blindati e ha continuato in direzione di place de la Nation per oltre mezz'ora. «Sono estremamente fiero dei francesi», ha commentato Manuel Valls, il primo ministro, mentre Jean-Christophe Cambadelis, leader del Partito socialista, ha sottolineato che «questa giornata segnerà profondamente la situazione politica e la Francia». Un modo di spiegare che dall'estrema difficoltà, il Paese potrebbe aver trovato lo slancio per ritrovare un'unità perduta, la voglia di reagire. Fino a sera inoltrata la gente ha continuato ad affluire, tanto che il ministero dell'Interno ha ammesso di non avere precedenti per poter quantificare i partecipanti.
A Lione erano oltre 300.000, una marea a Marsiglia, a Tolosa, a Lille e in mille altre città. Le Monde in serata stimava quattro milioni di persone nelle piazze di tutta la Francia. A fine giornata, altro momento di grande significato alla Grande sinagoga di Parigi, dove Hollande ha accolto Netanyahu. I due, insieme, hanno assistito alla cerimonia in memoria dei 17 caduti del terrore e in particolare dei 4 ebrei assassinati nel supermercato kosher di Vincennes. Scorrono, alla fine di questa giornata che riscatta la settimana più oscura, le immagini che fanno la storia: i leader sottobraccio, che guidano il corteo, Hollande stretto alla Merkel alla sua sinistra e - alla sua sinistra - Ibrahim Boubacar Keita, presidente del Mali. Il Paese africano dal quale arrivava un altro protagonista di questa settimana di orrore ed eroe di tutti, presente alla marcia: Lassana Bathily, il musulmano che ha salvato la vita di diversi clienti nel supermercato kosher nascondendoli nelle celle frigorifere del sotterraneo. Per lui, per i poliziotti e i gendarmi, per i familiari delle vittime, per i politici, gli stessi applausi e, per un giorno, lo stesso rispetto.
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