Lunedì 23 Dicembre 2024

«Dopo ogni tragedia non si fa nulla, spendiamo solo di più per riparare i danni»

«Di fronte al mese in cui tante zone di questo Paese sono state spazzate via da alluvioni e frane, c’è veramente da chiedersi come sia possibile che tutto questo sia accaduto ancora. La verità è che spesso, dopo l’emergenza non si fa nulla se non aspettare la prossima alluvione. Il caso di Genova è il più eclatante perché è successa la stessa cosa di tre anni fa. Poi c’è il caso dell’argine di Carrara ceduto a un anno dalla sua costruzione o le ennesime inondazioni del Seveso e del Lambro in Lombardia». Michele Orifici è un componente del Consiglio Nazionale dei Geologi e coordinatore della Commissione Protezione Civile. «È sconfortante constatare – dice – come in questo Paese, a tutti i livelli, manchi una sufficiente coscienza del territorio» Un torrente distrugge mezza Genova e, dopo tre anni, la storia si ripete. Sembra incredibile. Come si può rimanere con le mani in mano di fronte a eventi che portano morte e distruzione? «È sempre la stessa storia: quando succedono queste cose c’è l’impatto dell’attenzione. Si comincia a parlare di pianificazione, di messa in sicurezza. Ma, passata la tempesta, l’attenzione torna a calare. Ci si perde nei grovigli burocratici, ci si fa scudo della crisi, della mancanza di risorse. Senza riflettere sul fatto che, sotto il profilo economico, la prevenzione è molto più vantaggiosa dell’emergenza. Abbiamo calcolato che se oggi si spende un euro in prevenzione, se ne spenderanno 20 per le conseguenza di una prevenzione non fatta. La crisi c’è ma qui parliamo di priorità. Di pianificazione degli interventi alcuni dei quali spesso riguardano strategie che non hanno costi impossibili. La redazione di un Piano di protezione civile costa 3 euro ad abitante. Realizzare le opere necessarie, ne costa altri 7. Sono 10 euro. Un salvagente costa di più». L'INTERVISTA INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA

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