CALTANISSETTA. Quattro condanne per lo scandalo del cemento. Le ha chieste ieri mattina la procura generale nei confronti degli ex vertici della «Calcestruzzi spa», di un adesso collaborante in passato dipendente della stessa società bergamasca e un capomafia. Tutti al cospetto della corte d’Appello presieduta da Sergio Nicastro (consiglieri Miriam D’Amore e Giovanni Carlo Tomaselli) sull’onda del primo pronunciamento di colpevolezza emesso nei loro confronti nell’aprile di un anno fa dal tribunale.
Il sostituto pg Antonino Patti ha proposto la conferma della pena a 4 anni per l’ex amministratore delegato della holding, Mario Colombini, accusato di frode in pubbliche forniture. Mentre è stato chiesto uno ”sconto” nei confronti dell’ex direttore di zona per la Sicilia e la Campania, Fausto Volante, che scenderebbe dai precedenti sei anni e dieci mesi agli adesso 5 anni e 4 mesi perché sarebbero prescritti i reati di frode in pubblica fornitura e truffa, ma resterebbe in piedi l’illecita concorrenza con in più l’aggravante di avere favorito la mafia. La chiusura delle contestazioni del pm per frode a carico di Volante - a differenza che nei confronti di Colombini perché datata novembre 2007 - risale ad oltre sette anni addietro.
Taglio sulla precedente condanna (era di tre anni e sei mesi) sempre per prescrizione di frode e truffa, per l’allora capo area della Calcestruzzi, Giovanni Giuseppe Laurino. L’adesso collaborante - per il pg Patti - va condannato a 2 anni per illecita concorrenza. Chiude il quadro di quanto prospettato ieri dalla procura generale, la posizione del boss calatino Ciccio La Rocca, accusato di un solo episodio d’illecita concorrenza. Per lui è sono stati sollecitati gli stessi due mesi di isolamento diurno in continuazione con altri ergastoli. Queste le conclusioni dell’accusa nei confronti degli imputati (difesi dagli avvocati Giacomo Gualtieri, Gioacchino Sbacchi, Giuseppe Bana, Delfino Siracusano e Vania Giamporcaro) che ha analizzato ieri la precedente sentenza incentrata sul presunto utilizzo di cemento impoverito per la realizzazione delle opere pubbliche e il ricorso al sistema della sovrafatturazione per il trasporto dei materiali. E al centro del dossier della procura sono entrati, allora, gli appalti per il porto isola di Gela, il nuovo palazzo di giustizia sempre a Gela, lo svincolo autostradale di Castelbuono e la relativa galleria sull'autostrada Palermo-Messina, la diga foranea di Gela e la scorrimento veloce Licata-Torrente Braemi. E le condanne in primo grado sono state riferite il porto isola e il palazzo di giustizia. Mentre per il resto sarebbe intervenuta la prescrizione.
Ieri, alle richieste dell’accusa si sono associate pure le parti civili, ovvero il Consorzio autostrade siciliane e l’impresa Ricciardello (assistite dagli avvocati Diego Foti, Autro Riolo, Walter Tesauro ed Ernesto Brivido). Si tornerà in aula, per le arringhe, tra una settimana.
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