GELA. La politica locale si è schierata, compatta, a tutela della sanità pubblica. Lo ha fatto ieri con un vertice che ha riunito tutte le massime cariche politiche del territorio. Si vuole fare chiarezza su come sono impiegati gli oltre 30 milioni di euro destinati dalla Regione all’ospedale “Vittorio Emanuele”. Il malcontento ha acceso i riflettori anche sulle carenze logistiche e del personale. Si punta ad avviare un iter capace di promuovere una presenza reale dell’Asp nel territorio. Il direttore del distretto sanitario, Giuseppe Piva, ha evidenziato che l’Asp in città è presente con sedi in affitto mentre nel capoluogo investe e acquista immobili, realizzando strutture ad hoc. Laboratori studiati per rispondere alle esigenze dei pazienti. Il vertice si è tenuto nell’auditorium del presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele”, anticipando la seduta di consiglio comunale monotematico fissata per giovedì prossimo. Domani sarà consegnato al direttore generale, Ida Grossi, un documento di sintesi dell’incontro con lo scopo di affrontare gli annosi problemi con la sottoscrizione di un crono programma. «I direttori delle strutture ospedaliere – assicura Giuseppe Arancio, deputato del Pd all’Ars – evidenziano troppe carenze logistiche e di personale. È giunto il momento di garantire una equa distribuzione delle somme tra il presidio ospedaliero gelese e quelli a nord del territorio nisseno. Non puntiamo l’indice accusatorio contro il nuovo management dell’Asp. Vogliamo avviare un dialogo costruttivo che salvaguardi anche i diritti del nostro territorio». I primari gelesi delle diverse unità operative dell’ospedale di via Palazzi hanno risposto all’invito della convocazione voluta dal presidente del consiglio comunale, Giuseppe Fava, e dalla commissione consiliare Sanità presieduta da Crocifisso Napolitano. Insieme a loro hanno partecipato anche il sindaco Angelo Fasulo, Giuseppe Arancio e Pino Federico (deputati gelesi all’Assemblea regionale siciliana) e Giuseppe Piva (responsabile della medicina territoriale). Si è discusso anche di utilizzo improprio del milione e mezzo di euro destinato ala città perché catalogata come area ad alto rischio ambientale per l’attività industriale.