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Mussomeli, "il nome della città lo si deve ad un califfo"

Sarebbe da attribuire ad un califfo Al-Mus’Tansir il nome della città di Mussomeli. È il risultato di una ricerca storica condotta da Michele Ognibene. Una ricostruzione destinata a scatenare un dibattito

MUSSOMELI. Macché latino "Mons mellis" o arabo "Menzil Malek", l'origine del toponimo Mussomeli deriverebbe dal nome di un califfo fatimida, tale Al-Mus'Tansir, che regnò dal 427 al 487. A formulare questa nuova ipotesi, e che metterebbe in discussione tutti gli studi passati, un giovane storico, Michele Ognibene. La sua tesi, concepita a conclusione di anni di ricerca, sarebbe confermata dalla scoperta fatta da un pastore agli inizi degli anni '20 non molto distante dal Castello Manfredonico, di un contenitore di terracotta con dentro circa 125 monete auree arabe, meglio note come dinar, alcune delle quali si trovano ora custodite al Museo "Orsi" di Siracusa. "Si tratta perlopiù - spiega Ognibene- di quarti di dinar recanti il nome del califfo Al-Mus'Tansir. Se potessimo essere certi che il gruzzolo è giunto a noi nella sua interezza, sarebbe verosimile legarne il seppellimento e la perdita a qualche violento episodio verificatosi tra la caduta di Palermo (1071-1072) e quella di Agrigento (1087)". Ma che legame esiste tra il rinvenimento delle monete ed il toponimo della città? "Risulta straordinaria la scoperta del piccolo tesoro ì di Al-Mustansir il cui patronimico (che indica la discendenza paterna del nome, ndr) potrebbe rimandare alle origini del toponimo attuale di Mussomeli: quindi, avremmo un "Muss" seguito da "Meli" (quest'ultimo infatti, è un termine bizantino, riadattato dall'arabo in menzil- minzil), ovvero i casali di Al- Mus'Tansir. Meli o Melìa sono inoltre molto ricorrenti nei toponimi della Sicilia orientale, cioè in quella regione territoriale dove sono perdurate più a lungo le testimonianze relative al mondo greco- bizantino". Per lo studioso comunque, l'origine araba è certa ed è confermata da una presenza di popolazioni provenienti dalla penisola mediorientale. "Nel nostro territorio dovevano essere ben presenti forme d'insediamento rifacentesi al sistema Ippomadeo, cioè ad un impianto ortogonale che prevedeva la realizzazione di tre assi longitudinali intersecati da assi perpendicolari, e che formavano una struttura a griglia, con le strade che intersecandosi delimitavano isolati residenziali di forma quadrangolare. Gli attuali nodi d'intersezione dei quartieri storici, tutt'oggi non sfuggono ad un occhio attento". Per la sua ricerca, Michele Ognibene intende ringraziare Pietro Corrao, ordinario di Storia medievale all'Università di Palermo, l'archeologo Gianluca Calà e Stefania Santangelo della Soprintendenza nissena. 

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