GELA. “Il vero rischio è di non poter più coprire neanche i costi della benzina o della bolletta telefonica”. La riduzione di almeno il ventotto percento del budget regionale destinato alle riserve gestite dalle associazioni è calata come una vera e propria mannaia sugli operatori dell’area protetta del Biviere. “Purtroppo – spiega il responsabile Emilio Giudice – ci troviamo davanti a scelte insensate. Si penalizzano tutte quelle riserve naturali, compresa la nostra, che da anni vanno avanti grazie all’attività degli operatori. Abbiamo ottenuto finanziamenti europei per i nostri progetti. La conclusione è semplice, chi fa viene tagliato e chi non fa, al contrario, viene premiato”.
L’accordo di programma stilato nell’ambito del piano di risanamento ambientale della città, firmato anche dai funzionari regionali, prevedeva un rafforzamento di tutte quelle strutture a tutela dell’ecosistema circostante. L’area locale, da anni, è classificata a rischio ambientale. Invece, la scelta varata tra i banchi dell’Assemblea regionale, stando agli operatori della Lipu, sembra andare in senso opposto. “Le associazioni come la nostra che gestisce la riserva del Biviere – continua Giudice – danno fastidio in questo territorio. Mi pare evidente che dietro il taglio ci sia una scelta politica. Vorrei capire, ad esempio, perché la riduzione non ha riguardato le aree naturali gestite dalle ex province e dall’azienda regionale delle foreste. Si tratta di costi? Allora, valutiamo attentamente la busta paga di un operatore forestale e, alla fine, tiriamo tutte le somme”. Allo stato attuale, la riserva naturale del Biviere, da anni gestita dall’associazione Lipu, viene portata avanti con un totale di sei operatori: due di questi con contratto part time. “Questa decisione di ridurre il budget – ammette lo stesso Giudice – arriva a conclusione di un periodo per noi molto difficile.
I trasferimenti dalla regione alla Lipu sono fermi ai mesi di gennaio e febbraio. Di conseguenza, non abbiamo avuto neanche la possibilità di avere i nostri stipendi. Non parliamo degli straordinari che, ovviamente, non verranno mai coperti. Nonostante tutto, cerchiamo di andare avanti. L’ipotesi di chiudere? Faremmo male solo ai turisti che arrivano nell’area. Non siamo un ente che fa scalpore o riesce a mobilitare l’intera città. Certamente, siamo scomodi perché ad ogni tavolo istituzionale chiediamo, in maniera precisa e puntuale, l’adozione di tutte le normative a tutela dell’ambiente e del territorio”. Senza stanziamenti dalla regione, il futuro della riserva orientata del Biviere diventa sempre più precario nonostante la volontà degli operatori di andare avanti. A questo punto, decisive saranno le prossime settimane per meglio valutare gli effetti immediati delle scelte arrivate da Palermo.
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