CALTANISSETTA. Processo per il sospetto “branco” che avrebbe aggredito un carabiniere, danneggiando pure la sua auto. È stato chiesto nei confronti di quattro giovani i cui nomi sono finiti nel registro degli indagati perché accusati di lesioni aggravate. Quelle che un quartetto di sospetti bulli – come l’accusa li ha ritenuti tra le righe della richiesta di giudizio – ha procurato ad un carabiniere che ha avuto la malasorte d’imbattersi in loro. È il trentaduenne, G.F. che ha finito per farne le spese.
Ma adesso sono nei guai i quattro che avrebbero aggredito lui e danneggiato anche la sua automobile, ovvero il ventiduenne Michele C., il ventitreenne Eros M., il ventiquattrenne Gioele F. ed il trentaquattrenne Cristian S. (difesi dagli avvocati Davide Anzalone, Sergio Iacona, Gianluca Amico, Salvatore Pirrello e Sonia Costa). Su loro pendono le accuse di lesioni aggravate. È l’imputazione che condividono tutti e quattro, mentre soltanto uno di loro – in particolare Michele C. - è tirato in ballo anche per le ipotesi di minacce e danneggiamento, sempre nei confronti dello stesso militare.
Questo il quadro che era stato tracciato dall’allora titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore Maria Pia Ticino, che poi è stata trasferita ad altri uffici giudiziari.
La burrascosa storia risale alla lontana primavera di quattro anni fa. Più specificatamente al 9 maggio del 2010. Quando il gruppo – per ragione che sono sempre rimaste poco chiare – si sarebbe scagliato contro il carabiniere in quel momento libero dal servizio e, per questo, non in divisa. Nella baraonda che ne è derivata è stato lui – solo contro i quattro – ad avere la peggio. Anche se poi i sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Sant’Elia gli hanno diagnosticato una prognosi di una settimana. Perlopiù ammaccature al volto e al torace quelle che gli sono state poi riscontrate dai medici.
Durante la bagarre, nel momento in cui il carabiniere si sarebbe qualificato, l’unico del gruppo che è accusato pure di minacce e danneggiamento (Michele C.) lo avrebbe inoltre avvertito esplicitamente: Ma non si sarebbe limitato a questo. Già, perché – è la tesi accusatoria mossa dalla procura nei confronti del giovane - per completare l’opera avrebbe rotto gli specchietti dell’auto del militare. Sulla carrozzeria di quel mezzo vi sarebbe proprio salito e avrebbe pure iniziato a saltarci sopra ammaccandone tetto e cofano.
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