CALTANISSETTA. Loro, sospetti assenteisti, reclamano il reintegro al lavoro. E per questa ragione si sono rivolti al «Riesame» che ieri ha vagliato le loro istanze. Ma deve ancora sciogliere il nodo. In attesa di verdetto quindici dipendenti comunali, tra Ufficio tecnico e corpo di Polizia municipale. Su loro pende la misura cautelare, disposta dal gip Alessandra Giunta, che s’è concretizzata nella sospensione dal servizio per 32 dei 45 indagati. Per venti di loro lo stop forzato da lavoro è per un periodo di un mese, per altri dodici è di quindici giorni.
Più in dettaglio, le istanze esaminate ieri dal tribunale del riesame presieduto da Antonio Napoli (completano il Collegio i giudici Antonia Leone ed Alex Costanza) riguardano una dozzina d’indagati che sono stati sospesi per un mese e tre per un paio di settimane.
Stop forzato di 30 giorni per Giorgio Salamanca, Francesco Patermo, Michela Angela Baiomazzola, Salvatore Longo, Giovanni Reina, Fausto Romano (tutti e sei assistiti dall’avvocato Walter Tesauro), Francesca Rosa Silvia Fardella (difesa dall’avvocato Michele Micalizzi), Michele Gioè (assistito dall’avvocato Maria Francesca Assennato), Giuseppe Indorato (difeso dall’avvocato Angelo Tornabene), Michele Grisafi, Michele Consaga e Michela Anna Dimarco (assistiti dall’avvocato Maria Teresa Consaga).
Sospesi da lavoro per 15 giorni, invece, Lucio Giannavola, Giuseppina Campisi e Stefano Barba (tutti e tre assistiti dall’avvocato Michele Micalizzi). Sono i quindici in attesa delle decisioni del tribunale. Che, in composizione diversa (presieduto da Antonio Porracciolo), quattro giorni fa ha ritenuto inammissibile per «mancanza d'interesse» il ricorso di un altro impiegato comunale - dipendente dell'Ufficio tecnico - coinvolto nella stessa indagine. Per i giudici aveva già osservato la sospensione dal servizio per due settimane.
Tutti fanno parte di quel lotto di 45 indagati - 9 dei quali a piede libero - che nel maggio scorso sono finiti nell’occhio del ciclone. Perché sull’onda di un’indagine dei carabinieri, il sostituto procuratore Santo Di Stefano ha chiesto al gip, per venti di loro gli arresti domiciliari, mentre per altri sedici la sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio. Ed è quest’ultimo provvedimento cautelare che poi il giudice ha applicato nei confronti di 32 presunti assenteisti.
A carico di tutti la procura ha contestato, a vario titolo, le ipotesi di truffa in concorso in danno della pubblica amministrazione e falsa attestazione della presenza in servizio commessa da pubblico dipendente. Reati che si sarebbero consumati nell’arco temporale entro cui sono racchiuse le indagini dei carabinieri, ovvero dal novembre del 2012 all’aprile dell'anno successivo. È stato in questo intervallo che, secondo la tesi accusatoria, i dipendenti pubblici - impiegati dell’Ufficio tecnico del comune o della direzione di Polizia municipale — avrebbero attestato falsi orari di lavoro. E per aggirare l’ostacolo del registro elettronico di presenze - è la tesi di militari e magistrati - a turno si sarebbero ”coperti” tra loro, timbrando al posto dei colleghi assenti il cartellino nelle macchine marcatempo.
I carabinieri hanno installato microcamere nascoste all’ingresso degli uffici in questione. Ma durante i successivi interrogatori di garanzia, escluso qualcuno che ha scelto la via del silenzio, la maggior parte ha fornito spiegazioni. Ora sono in attesa dell’ordinanza del Riesame.